Oceania. Nelle isole del Pacifico è quasi nulla la parità di genere nei diversi parlamenti

di Alberto Galvi

Nei paesi delle Isole del Pacifico, esclusa l’Australia e la Nuova Zelanda, a partire dai dati di gennaio 202, ci sono solo 48 parlamentari donne su 560 del totale, che attualmente sono presenti nelle legislature nazionali. Mentre non ci sono parlamentari donne a Vanuatu in Papua Nuova Guinea e negli Stati Federati di Micronesia.
Vanuatu è una nazione del Sud Pacifico con una popolazione di quasi 300 mila persone, è considerata una delle nazioni più progressiste del Pacifico. Nelle elezioni del 2012 e del 2016 nessuna donna però era stata eletta.
Quest’anno durante le elezioni solo 17 candidate donne hanno gareggiato contro 240 candidati maschi con l’aiuto della campagna “Vot Woman” lanciata nell’ottobre dello scorso anno. A Vanuatu il conteggio delle elezioni del 2020 ha dimostrato ancora una volta le difficoltà per le donne a ottenere 1 seggio in parlamento.
La Papua Nuova Guinea sta lottando per superare la sua reputazione internazionale di essere uno dei posti al mondo dove le donne hanno meno diritti di tutti. La violenza domestica e sessuale è endemica e spesso rimane impunita. Si stima che i 2/3 delle donne in Papua Nuova Guinea subiscano violenze domestiche. Non è insolito vedere le controversie domestiche svolgersi in piena vista pubblica.
Intanto una serie di riforme legali ha cambiato le sanzioni per la violenza domestica e le vittime affermano che la polizia sta prendendo più sul serio questi casi. In Papua Nuova Guinea ci sono dei segnali che ci stanno facendo capire che anche i partiti politici stanno prendendo più seriamente il ruolo delle donne nella politica.
Anche negli Stati Federati di Micronesia c’è una correlazione diretta tra la scarsa partecipazione alla vita politica delle donne e la mancanza di leggi adeguate a loro tutela sul posto di lavoro, nella vita sociale e domestica. Nei Paesi delle isole del Pacifico le donne non hanno mai costituito più del 30% dei membri dei parlamenti nazionali dai tempi della loro indipendenza.
A parte l’Australia, la Nuova Zelanda e i territori francesi nella regione la percentuale di donne nei parlamenti del Pacifico si attesta a partire dal gennaio 2020 all’8,6%. Il numero di donne nei parlamenti della regione è il seguente: Fiji (10), Kiribati (3), Niue (5), Palau (4), Isole Cook (6), Samoa (5), Tuvalu (1), Tonga (3), Isole Marshall (2), Isole Salomone (3), Nauru (2) e Tokelau (4).
Anche l’Australia non è un modello di parità di genere nei confronti delle donne che esercitano il mestiere della politica. In Australia la politica è nota per essere burrascosa, con un linguaggio semplice e diretto. Le legislatrici affermano che da parte dei loro colleghi maschi viene usato nei loro confronti un linguaggio spesso esplicito di genere, che può rasentare un abuso o un’intimidazione.
Il paese della regione con la politica di genere più emancipata è sicuramente la Nuova Zelanda. Le donne ottennero il voto nel 1893, rendendo la Nuova Zelanda il primo paese ad avere il pieno suffragio universale per adulti, ma le donne non poterono candidarsi al parlamento fino al 1919. Attualmente le donne costituiscono circa il 30% dei membri dell’organo legislativo.
In Oceania l’accesso alla politica continua ad essere complicato ed è riservato quasi esclusivamente a donne altamente istruite, spesso con diplomi di istituzioni estere, tra cui università australiane. Di solito provengono da contesti lavorativi del servizio pubblico attraverso l’insegnamento o il coinvolgimento con un ruolo di leadership in gruppi femminili o appartenenti a chiese. Inoltre per molte donne sono stati molto importanti i legami familiari, in quanto hanno avuto successo nelle elezioni grazie alle dimissioni di un parente di sesso maschile.