di Giuseppe Gagliano –
Il 14 ottobre 2024 l’Iran ha annunciato la sospensione dei negoziati indiretti con gli Stati Uniti, una decisione che riflette le crescenti tensioni regionali e ha attirato l’attenzione dei principali attori diplomatici del Medio Oriente. Lo stesso giorno il ministro degli Affari Esteri dell’Oman, Sayyid Badr Bin Hamad al-Busaidi, si è riunito a Muscat con il suo omologo iraniano Abbas Araghchi per discutere delle implicazioni di questa interruzione, cercando di trovare un possibile punto di mediazione. Durante l’incontro è stato raggiunto un accordo preliminare per mantenere aperti alcuni canali di comunicazione che possano agevolare un eventuale ritorno ai negoziati, qualora le condizioni lo permettano.
L’Oman ha da sempre giocato un ruolo centrale nel facilitare il dialogo tra Iran e Stati Uniti, posizionandosi come mediatore neutrale in una regione dove i rapporti di forza sono in costante evoluzione. Sayyid Badr ha espresso preoccupazione per la decisione dell’Iran, sottolineando che la diplomazia rimane la via preferibile per risolvere le controversie e per garantire la stabilità nel Golfo Persico. Secondo fonti omanite Muscat attribuisce la responsabilità del congelamento dei colloqui a fattori esterni che hanno esacerbato le tensioni, tra cui i recenti sviluppi politici e militari in Medio Oriente che hanno spinto Teheran a una posizione più difensiva.
Il sultano Haitham dell’Oman, noto per la sua visione pragmatica e per il suo impegno verso la pace regionale, ha espresso oggi aspettative chiare riguardo alla situazione nel Golfo e nel Mar Rosso, sottolineando l’importanza di un equilibrio di potere che possa evitare il rischio di un’escalation militare. La sua strategia si concentra sull’offrire una piattaforma di dialogo inclusiva in cui gli interessi di sicurezza nazionali possano essere discussi e compresi, evitando che le differenze ideologiche e politiche sfocino in conflitti aperti. L’Oman continua a promuovere un approccio equilibrato, cercando di contenere le influenze destabilizzanti e di garantire che le principali potenze regionali e internazionali possano trovare un terreno comune di cooperazione.