OPEC+. Concordati i tagli di produzione degli idrocarburi di febbraio e marzo

di Alberto Galvi –

Il 15 aprile 2020 i membri OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) hanno deciso di ridurre la produzione di petrolio greggio in risposta al rapido aumento delle scorte di petrolio globali del primo trimestre del 2020.
L’OPEC+ è un gruppo di nazioni produttrici di petrolio, composto dai 13 membri OPEC e da altri 10 membri denominati non OPEC. Il gruppo è nato nel 2017 con un accordo per coordinare la produzione di petrolio tra i Paesi nel tentativo di stabilizzare i prezzi. Da allora il gruppo ha raggiunto accordi fra i membri per tagliare volontariamente e aumentare la produzione in risposta ai cambiamenti dei prezzi globali del petrolio.
Sono fuori da questi gruppi di Paesi gli Usa, la Cina e gli altri principali produttori occidentali come Regno Unito, Canada e Norvegia. I Paesi OPEC rappresentano circa un terzo dell’offerta mondiale di petrolio, che insieme ai membri non OPEC portano a poco meno della metà la quota totale di petrolio globale.
Gli sforzi per contenere la diffusione del coronavirus hanno portato a un forte calo della domanda di idrocarburi e ai prezzi del petrolio greggio più bassi. A partire da maggio 2020 l’accordo OPEC+ ha previsto una diminuzione della produzione di petrolio greggio di 9,7 milioni di barili al giorno che gradualmente si assottiglia fino alla fine dell’attuale periodo dell’accordo previsto fino all’aprile del 2022.
Il vertice OPEC+ in videoconferenza che si è concluso in questi giorni, ha finalmente trovato una soluzione su cui tutti i membri hanno concordato, aumentando la produzione di petrolio di 75mila barili al giorno rispetto ai livelli di gennaio.
L’Arabia Saudita avrebbe volontariamente tagliato un ulteriore milione di barili al giorno in febbraio e marzo al di sopra della sua quota attuale, mentre gli alleati dell’OPEC aumentano la produzione con Russia e Kazakistan che ottengono aumenti di produzione relativamente modesti. L’effetto sarà una riduzione complessiva della produzione di petrolio, spingendo i prezzi al rialzo di oltre l 4 per cento, raggiungendo livelli mai visti da febbraio. 
L’OPEC+ ha concordato non solo i livelli di produzione per febbraio ma anche per marzo. Il livello di produzione di marzo vedrà un ulteriore aumento di 120mila barili al giorno rispetto ai livelli di febbraio, o di 195mila barili al giorno rispetto ai livelli di gennaio.
Con le quote di produzione già fissate di marzo, la riunione di febbraio, fisserà quindi quelle per aprile. La precedente riunione di dicembre ha adeguato i tagli alla produzione totale a 7,2 milioni di barili al giorno, mentre per gennaio, dai 7,7 milioni di barili al giorno.
L’Arabia Saudita dopo la riunione ha fatto impennare i prezzi del petrolio e questa è una buona notizia per un’industria energetica colpita dalla pandemia e che ha fatto calare la domanda. Alcune grosse compagnie petrolifere americane hanno intrapreso tagli di posti di lavoro e ridotto i piani di spesa per adeguarsi a quello che sembrava un lungo periodo di bassi prezzi del petrolio. 
Negli ultimi mesi molte economie asiatiche, in particolare la Cina, sembravano essersi lasciate indietro la pandemia, nonostante ciò i prezzi hanno iniziato a salire.  Diversi vaccini sono stati approvati per l’uso, alimentando la speranza di aiutare i governi a frenare la diffusione del virus e far tornare a crescere le economie.

Paesi Opec+:
Algeria, Angola, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Guinea Equatoriale, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria e Venezuela.
Paesi non Opec:
Azerbaigian, Bahrain, Brunei, Kazakistan, Malesia, Messico, Oman, Russia, Sud Sudan e Sudan.