Origine e evoluzione di Ecowas

di Armando Donninelli –

La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) comprende 15 paesi di quell’area geografica, suo scopo è favorire la collaborazione politica ed economica tra tali paesi. La sua origine è da ricondurre all’azione congiunta del Presidente della Nigeria Gowon e di quello del Togo Eyadema.
Questi due capi di Stato, riprendendo un progetto che era stato già proposto in passato senza molto successo, nel 1972 iniziano un tour di promozione di tale progetto nei paesi della regione. Da qui scaturisce il Trattato di Lagos, del 1975, che da vita all’ECOWAS nella sua versione originaria. A quest’ultima aderiscono 13 membri, vale a dire Benin, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bissau, Liberia, Mali, Mauritania (uscita nel 2002), Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo, Burkina Faso. Nel 1977 Capo Verde diviene membro e, nel 2017 il Marocco richiede l’ammissione e la Mauritania la riammissione.
Al fine di accelerare l’integrazione tra i paesi membri, nel 1973 viene firmato un Trattato che amplia le competenze originarie di ECOWAS. La sua sfera operativa si allarga fino a prevedere un mercato economico comune, una moneta unica, un’assemblea parlamentare, consigli economici e sociali, ma anche di una corte di giustizia (ECCJ).
Tale Trattato viene integrato nel 1978 con un apposito Protocollo diretto ad impedire conflitti tra paesi membri. Successivamente, nel 1981, i paesi membri adottano un’ulteriore Protocollo integrativo del Trattato del 1973, suo oggetto è la cooperazione difensiva tra paesi ECOWAS in caso di aggressione bellica. Purtroppo tali misure non sono riuscite ad evitare conflitti armati nell’Africa occidentale.
Il medesimo Trattato del 1993 estende il campo d’azione di ECOWAS anche alla soluzione dei conflitti armati in Africa occidentale. Va comunque specificato che tale organizzazione regionale non dispone di un proprio esercito, bensì di forze che i paesi aderenti forniscono volontariamente per cercare di risolvere le crisi che, di volta in volta, si presentano.
I paesi membri, in un vertice tenuto nel 1999, dettano altresì delle linee guida per prevenire e cercare di risolvere i conflitti. La competenza, per quanto concerne tale ambito, spetta al Consiglio di Sicurezza, alla Commissione Difesa e Sicurezza e al Consiglio degli Anziani.
Nel corso degli anni ECOWAS è intervenuta diverse volte per risolvere conflitti bellici nella regione. Questo è il caso della Sierra Leone, Guinea Bissau, Costa d’Avorio e Mali, e Liberia. La crisi nel paese da ultimo citato costituisce un punto di svolta nella storia di questa organizzazione regionale. Difatti fino al 1990, anno in cui viene firmato il cessate il fuoco per il conflitto in corso in quel piccolo paese, l’ECOWAS è solo un forum in cui i paesi membri fanno presenti i loro problemi economici e si cerca, a volte con successo, di risolverli congiuntamente. Viene costituita, proprio in relazione alla crisi liberiana, una forza armata, di circa 3000, denominata Economic Community of West African States Monitoring Group (ECOMOG).
Quest’ultima, secondo l’orientamento maggioritario emerso all’interno di ECOWAS, deve continuare ad operare anche in eventuali altre crisi che si presentano nella regione. Si tratta della prima organizzazione regionale africana che cerca di darsi una propria struttura militare per risolvere i propri problemi ma, al tempo stesso, da qui sono scaturite forti polemiche tra i paesi membri sul ruolo che, nel concreto, ECOMOG deve avere all’interno dei vari paesi in conflitto. In particolare è emersa una contrapposizione tra Stati anglofoni e francofoni.
Le difficoltà dell’ONU nelle operazioni africane di mantenimento della pace, come nel caso della Somalia nel 1992 e del Burundi nel periodo 1993-1996, fanno si che il palazzo di vetro tenda a delegare le organizzazioni regionali di quel continente ad adempiere a tale difficile compito. Quest’attività di delega ad organizzazioni regionali, per gli scopi appena indicati, viene espressamente prevista dallo Statuto delle Nazioni Unite.
Nel 1999, al fine di contrastare un fenomeno che poneva in pericolo la stabilità regionale, vale a dire i frequenti colpi di Stato, i capi di Stato sottoscrivono ad Algeri un accordo diretto a sospendere dalla partecipazione ad ECOWAS i paesi che lo avessero subito. Negli anni successivi tale evento, con conseguente sospensione, si è avuto in Costa d’Avorio, Sierra Leone, Togo, Guinea e Mali.
L’esecuzione dei progetti e dei programmi ECOWAS originariamente spettava ad un Segretariato esecutivo costituito nel 1975. Tuttavia, al fine di migliorare l’efficienza di tale fondamentale attività, nel 2007 i capi di Stato e di governo dei paesi membri hanno deciso la creazione di un vero e proprio potere esecutivo denominato Commissione ECOWAS.
Il Parlamento, la cui sede è ad Abuja, in Nigeria, ha competenza in materia di diritti umani, libertà fondamentali, interconnessione di reti en energetiche e di telecomunicazione, di cooperazione tra paesi membri in materia di mezzi d’informazione e sullo sviluppo dei mezzi d’informazione nazionali. Può anche essere consultato per quanto riguarda l’ambito sanitario e l’istruzione. Si deve comunque precisare che tale ruolo consultivo si estende a tutte le materie indicate, ciò in attesa di riuscire ad attribuirgli quel ruolo decisionale risultante dai trattati istitutivi. I suoi membri sono attualmente nominati dai paesi membri e non eletti direttamente dai cittadini.
Per quanto riguarda la Corte di Giustizia dell’ECOWAS, che ha anche essa la sede ad Abuja, possiede delle competenze, oltre che nel diritto comunitario, in materia di diritti umani, in ambito arbitrale e in apposite questioni specificate in accordi volontari tra le parti.
Va specificato che tale Corte, a differenza di altre Corti internazionali in materia di diritti umani, non richiede, per quanto riguarda la possibilità di adirla, la necessità di aver effettuato preventivamente tutti i ricorsi possibili in sede nazionale. Oltre che persone fisiche, possono esercitarvi un’azione anche le persone giuridiche. Si deve comunque ricordare che solo Burkina Faso, Guinea, Mali, Niger e Nigeria hanno predisposto un meccanismo per l’applicazione delle sentenze di questa Corte all’interno del proprio territorio, per gli altri paesi membri non vi sono garanzie specifiche. Si calcola che, attualmente, circa la metà delle sentenze emesse dalla Corte di Giustizia di ECOWAS siano applicate, si sta comunque studiando un meccanismo per aumentare questo tasso di applicazione.
Nel 1987 i capi di Stato e di governo dei paesi membri di ECOWAS hanno istituito l’Organizzazione per la salute in Africa occidentale (WAHO). L’articolo III del suo protocollo istitutivo stabilisce che l’obbiettivo della sua azione è arrivare al massimo grado possibile di salute dei cittadini ECOWAS. Ciò, prosegue il medesimo articolo, tramite la messa in comune delle risorse e la cooperazione tra paesi membri. In sostanza, viene attribuito alla WAHO un ruolo di coordinamento delle iniziative in materia sanitaria in tale regione.
Nel 1999 viene costituita la Banca ECOWAS per gli investimenti e lo sviluppo (EBID). Ha preso il posto del Fondo ECOWAS costituitosi nel 1975 e che ha iniziato a operare nel 1979, ciò in quanto era emersa la necessità di una struttura finanziaria dell’ECOWAS maggiormente dinamica.
Scopo dell’EBID è cercare di ridurre la povertà favorendo la creazione di posti di lavoro e la creazione di benessere. Tutto questo favorendo l’industrializzazione e inserendo l’Africa nei mercati globali. Attualmente ha un capitale sociale di 1,5 miliardi d dollari, al 70% sottoscritto da paesi membri e il restante 30% da soggetti esterni. Il modo con cui impiega tali fondi, al fine di raggiungere le finalità prima indicate è tramite l’erogazione di prestiti, acquistando azioni di società, concedendo linee di credito e stipulando accordi quadro di finanziamento, può anche agire nel settore dell’ingegneria finanziaria tramite operazioni e servizi.
L’impegno e il dispiego di capitali da parte di EBID è innegabile, difatti dal 1975 al 2017 sono stati realizzati 211 progetti con un’erogazione di 1.700 milioni di dollari. Si calcola che circa il 70% di tali capitali siano destinati a creare o ammodernare il sistema delle infrastrutture, comprese quelle elettriche, ma anche alla digitalizzazione delle aree rurali. Per il periodo 2016/2020 il programma è di erogare circa 1.300 milioni di dollari in progetti rientranti, prevalentemente, nei settori appena indicati.
Nel luglio del 2019 i capi di Stato e di governo dei paesi ECOWAS, riuniti per la 55ma sessione ordinaria, hanno deciso di creare una nuova moneta valida in tutta la comunità. Da circa 30 anni si cerca di giungere a tale risultato, ora i tempi sembrano maturi grazie al lavoro di un gruppo di esperti che ha elaborato il progetto.
Nell’abito di tale programma la futura banca centrale della comunità dovrà avere carattere federale e il cambio dovrà essere flessibile. Sono stati anche fissati dei parametri per poter aderire alla nuova moneta. Quest’ultimi consistono nell’avere un rapporto deficit/pil non superiore al 3%, inflazione sotto il 10% con l’impegno a portarla sotto il 5% nel lungo termine, le riserve primarie devono essere in grado di finanziare almeno tre mesi d’importazioni, il rapporto debito/pil non deve eccedere il 70% e il deficit di bilancio delle banche centrali deve essere inferiore al 10% delle entrate fiscali dell’anno precedente.
Nel citato vertice ECOWAS si è stabilita una tabella di marcia per cercare di arrivare alla nuova valuta nel gennaio del 2020. Molti economisti, pur esprimendo apprezzamento per l’iniziativa, hanno formulato delle riserve sui tempi troppo rapidi, tale opinione concorda con quella dell’African Development Bank. Si tratta comunque di un progetto lodevole che si pone nel quadro di altre iniziative che, più in generale, cercano di integrare i vari paesi africani.