Pakistan. Approvata la legge sulla castrazione chimica

di Alberto Galvi

I legislatori in Pakistan hanno approvato una nuova legge contro gli autori di reati sessuali condannati per stupri multipli, i quali ora potrebbero subire la castrazione chimica. Il disegno di legge è una risposta a una protesta pubblica contro una recente ondata di episodi di stupro di donne e bambini nel paese, e alle crescenti richieste di arginare efficacemente questa tipologia di crimine.
Al governo sarà richiesto di istituire tribunali speciali in tutto il Pakistan per accelerare i processi dei sospettati di stupro e riuscire così a condannare o ad assolvere preferibilmente entro quattro mesi gli imputati.
Per diversi analisti l’approccio migliore per combattere e prevenire gli abusi sessuali è di effettuare una riforma della polizia e della magistratura pakistana e l’implementazione della campagna di sensibilizzazione per genitori, bambini e comunità. In base alla nuova legge verrà mantenuto anche un registro nazionale degli autori di reati sessuali. L’identità delle vittime sarà protetta e saranno condotti esami medici entro poche ore dal crimine.
I colpevoli di stupro di gruppo saranno condannati a morte o imprigionati per il resto della loro vita; i recidivi potrebbero comunque essere sottoposti a castrazione chimica.
La realtà socioculturale spesso scoraggi le donne dal cercare giustizia per paura di essere considerate svergognate o perseguitate dalla polizia, o persino dai loro stessi parenti. I test di verginità sulle vittime di aggressioni sessuali sono stati comunque vietati in alcune zone del paese: includono l’ispezione dell’imene o l’inserimento di due dita nella vagina.
In alcuni paesi del mondo come Polonia, Repubblica Ceca, Corea del Sud e in alcuni Stati degli Usa la castrazione chimica è già in uso come strumento legale di punizione e di prevenzione per combattere i crimini a sfondo sessuale.