di Giuseppe Gagliano –
Il Pakistan ha ripreso il progetto di fortificazione di Gwadar, una città chiave per la Nuova via della seta su impulso della Cina, alla quale interessa l’area portuale. Questo progetto, chiamato “Gwadar Fencing Project”, prevede la chiusura della parte nord di Gwadar con filo spinato e l’installazione di circa 500 telecamere di sorveglianza.
La popolazione locale si oppone a questo progetto, visto come un tentativo di controllare e sfruttare le loro risorse. La recinzione divide nettamente le abitazioni e isola la popolazione dal porto e dal mare. La presenza di 15mila soldati cinesi e pakistani aggiunge tensione.
In tutto il Baluchistan sono scoppiate proteste e disordini, con attacchi dell’Esercito di liberazione del Baluchistan contro le installazioni militari e il personale cinese. L’esercito pakistano sostiene che il progetto è una misura di sicurezza, ma i residenti locali lo vedono come un’ulteriore oppressione.
Il master plan del progetto prevede la divisione di Gwadar in tre zone: Gwadar Port Free Zone, Gieda Industrial Zone, e Epza Export Processing Zone. Tuttavia la popolazione locale denuncia che il vero scopo della fortificazione è quello di difendere gli interessi cinesi e punjabi, piuttosto che la sicurezza delle installazioni commerciali.
L’iniziativa fa parte del Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), lanciato nel 2013. Nonostante le promesse di prosperità economica, il porto di Gwadar non è riuscito ad attrarre traffico marittimo significativo. La presenza militare cinese e pakistana ha peggiorato le condizioni della popolazione locale, già afflitta da violazioni dei diritti umani e sfratti forzati.
La situazione rimane tesa, con le condizioni economiche e sociali del Baluchistan che continuano a deteriorarsi.