Palestina. Mahboob (Mezzaluna Rossa), ‘A Jenin situazione umanitaria grave’

‘Devastante impatto dell'offensiva di Israele, 300 case distrutte'.

Agenzia Dire

“A Jenin la situazione umanitaria è gravissima, l’impatto dell’operazione militare dell’esercito israeliano sui civili è stato devastante: sono stati danneggiati 800 edifici, 300 sono completamente distrutti, insieme a 6 chilometri di strade. Per il quarto giorno consecutivo mancano ancora acqua e corrente elettrica, siamo estremamente preoccupati per le condizioni igienico-sanitarie della popolazione, in un’area urbana particolarmente sovraffollata”. Faisal Mahboob è il capo della delegazione palestinese della Federazione internazionale di Croce rossa e Mezzaluna rossa (Ifrc) e alla Dire riferisce in che modo si presentano la città e il campo profughi dopo il ritiro delle truppe israeliane, al termine di un’operazione militare durata 48 ore.
Il responsabile riferisce che al centro operativo della Mezzaluna rossa palestinese durante quei giorni “sono arrivate 4mila richieste d’aiuto. Abbiamo mobilitato 10 ambulanze ma i soldati- denuncia Mahboob- hanno imposto limitazioni alla nostra libertà di movimento, possediamo vari filmati che lo mostrano. Si pensi che tre donne che stavamo trasportando in ospedale hanno dovuto partorire nell’ambulanza. Sono ancora sotto shock”. I militari, chiediamo, sapevano qual era la situazione a bordo? “Li abbiamo sempre informati”, replica di Mahboob.
Adesso prosegue la conta dei danni, in coordinamento con le altre ong e Agenzie Onu presenti a Jenin, mentre chi può cerca di tornare a casa, ma “molti trovano gli edifici inagibili, mentre ci vorranno giorni per rimettere in funzione l’impianto della rete elettrica ed idrica, che sono sotterranee. Chi può resta a casa di parenti o amici”.
L’Ifrc insieme alla Mezzaluna rossa palestinese, come assicura il capo delegazione, “sta facendo il massimo per assistere le persone, soprattutto anziani, donne incinte, malati e bambini. Il problema è che non si è trattato di un’escalation ma di un’operazione parte della politica di Israele contro i territori occupati. Si tratta solo di capire quale sarà il prossimo obiettivo, in Cisgiordania o a Gaza”, osserva il dirigente.
Nel 2023, dice ancora Mahboob, “tutti gli indicatori sono peggiorati: il bilancio dei palestinesi uccisi, di quelli sfrattati o a cui è stata demolita la casa, oppure i nuovi insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata hanno già superato il totale del 2022, e siamo solo a inizio luglio”.
In oltre 70 anni di attività, dichiara ancora il responsabile, “abbiamo capito che il segreto è essere presenti in ogni città o zona a rischio, così da poter intervenire immediatamente. Le scorte di primo soccorso? Riforniamo continuamente i magazzini per non farci mai trovare impreparati. La guerra non finisce mai”.
L’esponente dell’Ifrc conclude con un appello “a tutte le parte in guerra a rispettare il diritto umanitario, assicurando pieno accesso agli operatori umanitari. Inoltre chiediamo alle autorità di Israele e alla comunità internazionale di lavorare a una soluzione diplomatica duratura. Noi facciamo la nostra parte per aiutare le persone, a loro spetta portare la pace”.