Palestina. Scontri, un morto a Gaza. Lavrov, ‘gli Usa hanno rovesciato la sequenza di normalizzazione’

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Non si fermano gli scontri in Palestina e in Israele a seguito della dichiarata intenzione del presidente Usa Donald Trump di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme e quindi di riconoscere quest’ultima come capitale dello Stato.
Oggi, nel “Terzo giorno della collera”, manifestanti ed esercito sono si sono scontrati un po’ ovunque, dalla Striscia di Gaza a Betlemme, da Nablus a Ebron, ma anche a Gerusalemme Est vi sono state sassaiole, pneumatici incendiati, gas lacrimogeni, idranti e proiettili di gomma.
Al momento si parla di un manifestante rimasto ucciso a Gaza, ma la Mezza Luna Rossa ha riportato di 729 feriti, 200 dei quali colpiti da proiettili di gomma, 61 da colpi di arma da fuoco e oltre 400 intossicati dai gas.
Tensioni anche nei paesi limitrofi, dove i manifestanti sono scesi in piazza in Giordania, Egitto, Turchia, Tunisia e Iran.
Con un video il presidente Usa ha riproposto il concetto secondo cui la legge con la quale gli Stati Uniti riconoscevano Gerusalemme capitale risaliva al 1999, il Jerusalem Act, ma i suoi predecessori hanno approfittato della clausola di proroga di sei mesi in sei mesi per spostare in là il problema.
Per il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, “Prima è necessario normalizzare i rapporti tra Washington e il mondo arabo e, quando ciò sarà realizzato, la questione palestinese si risolverà da sola. Oggi l’attuale amministrazione Usa ha voluto rovesciare la sequenza prevista dall’iniziativa araba di pace, con la dichiarazione di portare l’ambasciata a Gerusalemme”.