di Mohamed Ben Abdallah –
Un furioso Ben Gvir, il ministro israeliano della Sicurezza, ha bollato come “un premio a Nukhba, gli assassini e violentatori” l’annuncio di alcuni paesi europei dell’intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina. Nukhba è l’unità di Hamas che ha promosso l’attacco del 7 ottobre. Tuttavia, dopo il recente mandato d’arresto della Corte penale internazionale per il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, il riconoscimento della Palestina di Irlanda, Spagna, Slovenia e Norvegia potrebbe rappresentare una dura conseguenza della mattanza di palestinesi messa in atto dal governo israeliano. I morti palestinesi per l’offensiva israeliana sono quasi 36mila, di cui un terzo bambini, ma a preoccupare sono le condizioni miserrime in cui versano gli oltre due milioni di profughi, i quali devono scontare, oltre alle perdite materiali e di vite umane, anche la fame.
L’annuncio di Simon Harris, premier irlandese, è arrivato in mattinata con un parallelismo sulla lotta per l’autodeterminazione del popolo irlandese del 1919: “Noi abbiamo rimarcato la nostra identità nazionale, la nostra lotta e il nostro diritto alla giustizia e all’autodeterminazione. Oggi usiamo lo stesso linguaggio per sostenere il riconoscimento della Palestina come Stato, poiché crediamo nella libertà e nella giustizia, che sono alla base del diritto internazionale, come pure riteniamo possa essere garantita solo sulla base della volontà libera di un popolo libero”, ha affermato.
Da lì a poco è intervenuto il primo ministro sloveno Robert Golob, il quale ha reso noto che “riconosceremo anche noi la Palestina come Stato”, e ha osservato che “Più Paesi si uniranno a noi, più forte sarà la nostra influenza su entrambe le parti per arrivare a un cessate-il-fuoco e al rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas”.
Intervenendo al Parlamento il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha affermato che “noi siamo un popolo pacifista”, ed ha annunciato che il 28 maggio la Spagna riconoscerà lo Stato di Palestina. Già in marzo Sanchez aveva manifestato il proposito, e tre giorni fa lo aveva rimarcato, ma oggi al Parlamento spagnolo ha presentato il voto positivo del governo. Ha comunque precisato che “non si tratta di un riconoscimento contro nessuno, tantomeno contro Israele, che è un popolo che apprezziamo, come pure contro gli ebrei. E nemmeno a favore di Hamas”.
Il 28 maggio vi sarà anche il riconoscimento della Norvegia: è quanto hanno comunicato in conferenza stampa il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store e il ministro degli Esteri Espen Barth Eide.
Prudenza è stata manifestata dal ministro degli Esteri francese Stéphane Séjourné, per il quale riconoscere la Palestina “non è un tabù, ma non è il momento perché una tale azione abbia un effetto concreto”.
Per l’Italia il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che “Noi siamo favorevoli alla nascita di uno Stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele, non abbiamo mai cambiato idea sulla filosofia dei ‘due popoli, due Stati'”, ma prima è necessario raggiungere la pace. Tajani ha detto che tra pochi giorni incontrerà il primo ministro e ministro degli Esteri dell’Anp.
Soddisfazione per gli annunci del riconoscimento della Palestina sono arrivate dal ministero degli Esteri turco e dall’Autorità Nazionale Palestinese, mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato gli ambasciatori dei quattro paesi.
La Palestina è oggi riconosciuta come Stato da 138 paesi di cui 9 appartenenti all’Unione Europea: Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria e Svezia. Francia, Grecia, Portogallo, Spagna, Italia e Austria ospitano una delegazione diplomatica palestinese.