Palestina. Sparatoria fra israeliani e palestinesi: uccisa la corrispondente di al-Jazeera Abu Aqleh

di Saber Yakoubi

La nota giornalista Sherine Abu Aqleh, corrispondente di al-Jazeera, è stata uccisa da un colpo di arma da fuoco dall’esercito israeliano mentre seguiva per l’importante media panarabo un’operazione dei militari palestinesi presso il campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata.
La dinamica ha visto i militari israeliani penetrare nel campo profughi per compiere alcuni arresti ed entrare in conflitto a fuoco con alcuni palestinesi, ed un proiettile ha colpito la donna alla testa, la quale portava l’elmetto e il giubbotto con l’evidente scritta “press”. Nell’attacco è rimasto ferito un altro reporter.
Quasi immediato lo scambio di accuse, con le unità speciali israeliane che hanno accusato i palestinesi di aver sparato ai giornalisti e viceversa, anche se le numerose testimonianze indicano che a fare fuoco siano stati gli israeliani.
Unanime la condanna del mondo arabo, ed anche Usa ed Ue chiedono un’indagine indipendente.
Shireen Abu Akleh aveva 51 anni e la doppia cittadinanza palestinese e statunitense; aveva lavorato a “The Voice of Palestine”, Radio Monte-Carlo, prima di entrare in al-Jazeera, dove è diventata famosa in tutto il Medio Oriente per i suoi reportage sul conflitto israelo-palestinese.

“E’ scioccante pensare alla possibilità che la giornalista Shireen Abu Akleh sia stata uccisa a Jenin da un colpo d’arma da fuoco deliberatamente esploso. Saremmo in presenza di un crimine. Bisogna indagare subito le cause di questa morte nonché le circostanze in cui è rimasto ferito almeno un altro giornalista, e portare davanti alla giustizia I responsabili”. Lo ha detto Ricardo Gutierrez, segretario generale della Federazione europea dei giornalisti (Efj), commentando per l’agenzia Dire l’uccisione della giornalista. Gutierrez sottolinea che la reporter era arrivata a Jenin con un gruppo di altri sei colleghi e tutti indossavano “l’equipaggiamento protettivo” che “chiaramente li identificava come ‘stampa’. Erano entrati tramite i soldati israeliani che quindi sapevano che c’erano dei cronisti” all’interno del campo.
Al-Jazeera ha fatto sapere di aver ricevuto l’ultima comunicazione da parte di Abu Akleh intorno alle 6,13 di questa mattina, in cui la giornalista riferiva di essere nel campo e che da poco era entrato anche l’esercito israeliano per circondare una casa. La cronista ha concluso avvisando che si stava recando verso quell’abitazione per confermare la notizia, e che avrebbe fatto un collegamento televisivo alle 7, ma una volta contattata dai colleghi non ha risposto.
Le autorità israeliane, che hanno confermato di aver approvato l’operazione militare nel campo per ragioni di sicurezza, escludono ogni responsabilità e attribuiscono invece lo sparo a “terroristi palestinesi” citando un video che circola sui social network in cui si vedono dei miliziani mentre esplodono alcuni colpi in un vicolo del campo.
Il leader dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha dichiarato che la reporter è stata vittima di “un’esecuzione da parte delle Forze israeliane” e ha invocato l’apertura di un’inchiesta. Anche l’ambasciatore americano in Israele, Tom Nides, ha chiesto “un’indagine approfondita sulle circostanze della morte” della connazionale.
Nei giorni scorsi la tensione tra israeliani e palestinesi è tornata a montare, alimentata dall’esproprio di terreni e case dei palestinesi a cui sono seguite proteste, e vari raid delle forze israeliane a Gerusalemme Est e anche nella moschea di al-Quds mentre fedeli musulmani erano riuniti in preghiera per le festività del Ramadan, con decine di feriti. Si sono registrati anche missili di Hamas da Gaza verso il territorio di Israele e un attentato all’arma bianca in cui sono morti tre israeliani. Nel campo profughi di Jenin, che accoglie 33mila persone e viene sostenuto dall’Unrwa, l’operazione si è resa necessaria perché, secondo le forze israeliane, vi troverebbero rifugio alcuni miliziani palestinesi.
Secondo l’agenzia palestinese Wafa stamani, nella casa della famiglia della corrispondente di al-Jazeera, già gremita di parenti e amici giunti dopo la notizia della sua morte, avrebbero fatto irruzione le forze israeliane, che avrebbero sequestrato bandiere palestinesi e vietato canti nazionalistici (Fonte: Agenzia Dire).