Politica e media del Kurdistan iracheno: intervista a Nazakat Hussein

a cura di Silvia Boltuc –

MASCATE (Oman). Il Kurdistan iracheno sta vivendo un periodo di forti complicazioni interne dovute al rapporto con il governo centrale di Baghdad ed esterne a causa della recente operazione militare turca nella regione per eliminare i membri del PKK definiti da Ankara come “terroristi”.
In politica interna oggi una delegazione del governo regionale del Kurdistan (KRG) è giunta a Baghdad per incontrare i rappresentanti del governo iracheno e discutere i rapporti bilaterali così come continuare il dialogo tra Erbil e Baghdad sulla annosa questione del budget federale proveniente dalle rendite di sfruttamento del petrolio e del gas naturale. La delegazione curda è composta dal ministro per la negoziazione con il governo federale, Khalid Shwani, e include anche il presidente del Consiglio dei ministri, Diwan Umed Sabah, e il direttore dell’Ufficio di coordinamento, Abdulhakim Khasro.
La disputa tra le parti è sorta dopo che in Kurdistan nel 2007 era stata approvata una legge sul petrolio e il gas naturale che permetteva alla regione di amministrare e sviluppare le proprie risorse di idrocarburi. Lo scorso febbraio 2022, la Corte Federale Suprema dell’Iraq ha giudicato questa legge “incostituzionale”, un episodio visto da Erbil come un attacco diretto alle basi legali dell’indipendenza del settore energetico curdo.

La scorsa settimana a Muscat, capitale dell’Oman dove si è svolto il 31mo Congresso mondiale della Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), abbiamo incontrato Nazakat Hussein, membro del Sindacato dei Giornalisti Curdi e neoeletto membro del Consiglio Direttivo per la Parità di genere del Medio Oriente e del Mondo Arabo dell’IFJ, per comprendere le dinamiche interne curde. Nazakhat Hussein è originaria di Halabija, città del Kurdistan conosciuta per l’attacco chimico del 1988 da parte delle forze militari iracheni del regime di Saddam Hussein che provocò la morte di decine di migliaia di civili, ha dedicato la sua carriera professionale al mondo dei media ottenendo un master in International Broadcast Journalist dall’Università Sheffield Hallam e un dottorato di ricerca dall’Università di Bradford e scrivendo 18 articoli accademici e quattro libri sui media curdi.

Commentando l’attuale situazione tra Erbil e Baghdad, Hussein ha dichiarato che “C’è uno scontro tra il governo iracheno di Baghdad e quello curdo di Erbil, e questo è vero, ma è possibile dire che la situazione sia migliore in Kurdistan rispetto ad altre zone dell’Iraq. Se guardiamo alla situazione politica generale dell’Iraq è possibile dire che il paese stia vivendo una condizione migliore rispetto a quella precedente al 2003 quando era presente il regime di Saddam Hussein. Nello specifico, se parliamo del Kurdistan, seppur abbiamo dei problemi da affrontare, possiamo dire che molto è stato fatto”.

Parlando invece dei media nel Kurdistan e in generale del lavoro svolto dalla IFJ, la ricercatrice curda ha dichiarato che “Il mio ruolo nella Federazione Internazionale dei Giornalisti è quello di presiedere il comitato per la Parità di Genere e, insieme al mio collega palestinese eletto proprio qui a Moscate in questi giorni, il nostro obiettivo è quello di supportare il giornalismo nel Medio Oriente. Sono diverse le attività da noi svolte per supportare i media e il giornalismo nella regione e negli ultimi tempi tra i nostri obiettivi profila quello di supportare il lavoro femminile. Attualmente la situazione dei media mediorientali è disomogenea. In alcuni paesi, infatti, le condizioni di lavoro dei giornalisti sono migliori di altri colleghi che operano sempre nel contesto mediorientale. Si deve sottolineare che molti media nei paesi mediorientali sono collegati ai partiti politici e quindi l’informazione offerta è ‘politicizzata’. Inoltre, il problema della sicurezza dei giornalisti in Medio Oriente è significativo, fatto che non riguarda soltanto le donne ma l’intera categoria. La cultura e la mentalità sono aspetti molto importanti per quel che concerne le donne nel giornalismo, perché molte famiglie non supportano le loro figlie nell’avere una carriera nel mondo dei media e dell’informazione. In alcuni casi questa mancanza di supporto si traduce in problema per la sicurezza. Io vengo dal Kurdistan e devo dire che situazione delle donne curde che lavorano nei media è migliore visto che nella nostra cultura e società c’è un maggior supporto”.

Guardando al futuro del mondo arabo e del Medio Oriente, Hussein ha individuato nella cooperazione tra le parti l’elemento fondamentale per superare le diversi criticità regionali: “Nel mondo arabo esistono delle similarità tra le persone e società di diversi paesi”, ha dichiarato Hussein, “e quindi, secondo la mia opinione, dovremo stipulare una cooperazione maggiore per affrontare le sfide contemporanee e future. Iracheni, omaniti, siriani, curdi, e così via, hanno dei tratti similari che permette loro di comprendersi e di guardare insieme al futuro”.