Proteste in Russia per i brogli, tra manifestazioni ed arresti. E c’è chi rimpiange Gorbaciov

di Enrico Oliari –

Continuano in Russia le proteste per il voto del 4 dicembre scorso grazie al quale è stata rinnovata la Duma, la Camera bassa del parlamento fatta di 450 seggi, quasi 200 in meno dell’Italia, nonostante i 144milioni di abitanti distribuiti su 12 fusi orari: non si contano più le organizzazioni, i partiti e le associazioni che scendono in piazza per dire la loro sui brogli elettorali, o presunti tali, dell’asse Putin-Medvedev.
Il tasso di tensione e di nervosismo è alle stelle, tanto che il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev, ha fatto sapere di aver risposto alle critiche mosse da Barak Obama sostanzialmente dicendogli di farsi gli affari propri, ovvero ‘voi potete considerare le nostre elezioni come volete, è affare vostro. Per parlare francamente, noi non vi prestiamo alcuna importanza’.
Le elezioni sono state vinte dal partito ‘Russia Unita’ di Medvedev o, meglio, dello ‘zar’ Vladimir Putin, il quale ha portato a casa 32.331.244 voti (49,29%), cioè 238 seggi contro i 315 del mandato precedente, unico partito in calo. Secondo è arrivato il ‘Partito comunista della Federazione Russa’, guidato da Gennadij Zjuganov, il quale ha preso il 19,2% delle preferenze, ovvero 92 seggi, poi ‘Russia giusta’ di Nikolai Levichev (64 seggi) ed infine il ‘Partito Liberal-Democratico di Russia’ (56 seggi)’.  Sono rimasti fuori dal parlamento il filo-occidentale ‘Jabloko’ di Grigorij Javlinskij, ‘Patrioti russi’ e ‘Causa giusta’.
Di brogli e di risultati taroccati si è parlato subito, non solo in Russia, ma a lanciare l’allarme è stato un blogger una volta tanto con nome e cognome, cioè l’attivista-nazionalista 35enne Alexei Navalny, prontamente arrestato e rilasciato solo dopo diversi giorni di reclusione.
Navalny gestisce un blog con 60 mila lettori regolari ed in passato aveva denunciato il malaffare e la corruzione che spesso gira attorno alle banche ed ai colossi dell’energia, non ultimo la Gazprom.
Lo stesso Putin si era lasciato scappare una mezza battuta su eventuali irregolarità in occasione del voto, le quali, aveva affermato, ‘non inficiano comunque il risultato delle urne’. Tuttavia da quel 4 dicembre il malumore e la protesta sono cresciuti in tutto il paese ed il 10 dicembre ben in 100mila (contro i 30mila preventivati) si erano dati appuntamento in una Mosca gelida per invocare nuove elezioni.
Notizie di manifestazioni più o meno spontanee arrivano da tutto il paese, come pure degli arresti di pacifici manifestanti come nel caso dei giovani fermati questa mattina alla fermata della metropolitana con un cerotto sulla bocca e la scritta ‘ridateci la parola’.
Le manifestazioni di piazza si stanno dimostrando vere e proprie passerelle per intellettuali, registi, opinionisti, giornalisti, i quali prendono la parola per dire la loro contro quello che reputano un ‘regime corrotto’ ed a volte arrivano anche ad eccessi, come nel caso dello scrittore Eduard Limonov, fondatore del Partito nazionale bolscevico, il quale ha ammonito che ‘se le autorità non accetteranno di andarsene pacificamente, il sangue versato resterà sulla loro coscienza’.
Lo stesso Putin si era lasciato andare il 15 dicembre scorso, in occasione di una diretta televisiva, ad un linguaggio tutt’atro che consono al suo ruolo e, forse facendosi forte dello stile miseramente ironico dell’amico Berlusconi, aveva paragonato in una diretta televisiva il nastro bianco, simbolo dell’opposizione, ad un ‘preservativo’ e gli oppositori alla ‘tribù di scimmie del Libro della Giungla di Rudyard Kipling’.
La cosa non è andata giù all’ultimo leader dell’Unione sovietica, Mikhail Gorbaciov, persona riconosciuta come equilibrata e politicamente raffinata, il quale ha spiegato che l’atteggiamento di Putin ‘è disdicevole e vergognoso’ e che ‘provo vergogna perché sentivo di avere un legame con Putin e lo sostenni attivamente nel suo arrivo al potere’.
Anche Gorbaciov sarà presente fra i manifestanti nelle piazze di Mosca, segno che la protesta verso i presunti brogli sta attraversando la Russia, non solo geograficamente, in ogni direzione.
La domanda è quindi lecita: sarà in grado il potente Putin di placare gli animi senza ricorrere alla violenza? O, meglio, il sistema russo si appoggia su una democrazia vera o solo apparente? Nei prossimi tempi avremo la risposta, ma intanto per oggi sono attese a Mosca ed in altre città russe nuove ed imponenti manifestazioni che gettano ombra sul leader di ferro che di persona o attraverso il suo alter ego ha gestito la Russia come primo ministro e poi come presidente fin dal 1999.