Qatar. Elezioni legislative: la svolta democratica ha inizio senza donne elette

di Alberto Galvi

In Qatar si è votato per i due terzi del Consiglio consultivo della Shura e ampliare così la partecipazione sviluppando il dibattito interno sulla cittadinanza e sull’inclusione elettorale.
L’affluenza alle urne per l’elezione di 30 membri della Shura, che in totale è composta da 45 seggi, è stata del 44 per cento. L’emiro al potere nomina invece i restanti 15 membri del Consiglio. I qatarini che hanno potuto votare sono stati circa 333mila, su una popolazione di 2,8 milioni di persone.
Il Consiglio approverà le politiche generali dello Stato e il bilancio, anche se l’emiro può esercitare il veto. I membri della Shura non potranno legiferare in materia di difesa, sicurezza ed economia. La Shura potrà anche richiamare i ministri, mentre nel paese è vietato la formazione di partiti politici.
Le liste elettorali mostravano 26 candidate donne su 233 candidati in 30 distretti del paese. Durante le votazioni uomini e donne hanno votato in sezioni separate, mentre l’elezione è stata approvata in un referendum costituzionale del 2003, ma ripetutamente ritardata è arrivata mentre il Qatar si prepara ad ospitare la Coppa del Mondo 2022.
Il comitato elettorale ha intanto annunciato che tutti e 30 i seggi sono stati vinti da uomini. I risultati inducono a pensare che l’emiro utilizzerà le sue 15 nomine per correggere lo squilibrio all’interno del Consiglio.
Finora tra le monarchie del Golfo il Kuwait è stato l’unico paese a conferire poteri sostanziali a un parlamento eletto, sebbene il processo decisionale finale spetti al suo sovrano, come negli Stati vicini. Le elezioni in Qatar indicano che la famiglia al-Thani sta prendendo sul serio l’idea di condividere il potere con altri gruppi tribali qatarini.
Il Qatar è più grande esportatore mondiale di gas naturale liquefatto del mondo e il primo in Italia, anche se negli ultimi anni ha rafforzato settori non petroliferi, come la produzione industriale, l’edilizia e i servizi finanziari, portando il Pil non petrolifero a crescere costantemente fino a poco più della metà del totale.
Con la fine dell’embargo imposto dall’Arabia Saudita, dal Bahrain, dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Egitto nel 2017, la via verso una maggiore democrazia sembra essere l’unico sistema per il Qatar per ottenere nuove rotte commerciali e una credibilità internazionale, dopo le accuse rivolte al governo di sostenere gruppi terroristi.