Qualità dell’aria

di Alessandro C. Mauceri

Finora le misure per ridurre le emissioni di CO2 e microparticolato e per migliorare la qualità dell’aria non sono serviti a molto. A confermarlo è l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea). Rispetto a 17 anni fa, la situazione è migliorata poco, ma per contro in quasi tutto il pianeta (e in Europa) la qualità dell’aria è troppo spesso oltre i limiti di guardia. Numeri confermati anche dall’OMS che, ad aprile scorso, ha presentato un report nel quale si parla del 99% della popolazione mondiale costretta a respirare aria inquinata o oltre i limiti di salubrità. Anche i dati pubblicati nel database sulla qualità dell’aria in occasione del World Health Day (che si celebra il 7 aprile di ogni anno), confermano che in meno dell’1% delle città dei paesi a basso e medio reddito la qualità dell’aria è conforme alle soglie raccomandate. Nei paesi “sviluppati” la situazione è leggermente migliore, ma non di molto: solo nel 17% dei comuni la qualità dell’aria è al di sotto dei limiti di guardia per la presenza di Pm2.5 o Pm10. Il quinto database sulla qualità dell’aria (misurazioni a terra delle concentrazioni medie annuali di particolato e biossido di azoto) – il più grande del suo genere – copre oltre 6000 città/insediamenti umani in 117 paesi. Dal 2011, questo database viene aggiornato regolarmente ogni 2-3 anni. I dati raccolti sono serviti anche come input per calcolare l’indicatore dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 11.6.2, Qualità dell’aria nelle città, per il quale l’OMS è l’agenzia di custodia. E questo “obiettivo” appare sempre più impossibile da raggiungere entro il 2030.
Finora, i numeri diffusi non hanno avuto l’effetto sperato. Anche sapere che, nel 2020, il 96% della popolazione urbana dell’Unione Europea è stata esposta a livelli di PM2,5 superiori ai limiti di sicurezza fissati dall’OMS (5 microgrammi per metro cubo, con l’aggiornamento delle linee guida del 2021) non ha ottenuto i risultati sperati. Sapere, ad esempio, che tra i siti più inquinati d’Europa c’è la Pianura Padana non ha cambiato il comportamento dei suoi abitanti in modo radicale. Così pure scoprire che, se si tenesse conto non dei limiti stabiliti dall’Aea (25 microgrammi per metro cubo), ma di quelli molto più severi dell’OMS, quasi tutto il continente europeo è fuori norma, è servito a poco. Sono tutti “numeri” che non rendono chiara la gravità della situazione.
Forse, per far capire alla popolazione qual è la realtà è più opportuno parlare delle conseguenze sulla salute che derivano da respirare aria tanto inquinata. Ogni anno, nel mondo, 7 milioni di persone muoiono a causa della qualità dell’aria che respirano. “Dopo essere sopravvissuti a una pandemia, è inaccettabile avere ancora 7 milioni di decessi prevenibili e innumerevoli anni di buona salute perduti a causa dell’inquinamento”, ha dichiarato Maria Neira, direttrice del Dipartimento Ambiente dell’OMS. Tra le persone morte per inquinamento atmosferico molti sono bambini. Secondo l’OMS, ogni giorno, il 93% dei bambini di età inferiore ai 15 anni (1,8 miliardi) respira aria così inquinata da mettere a serio rischio la salute e le prospettive di crescita. L’OMS stima che nel 2016, 600.000 bambini sono morti per infezioni acute delle basse vie respiratorie causate dall’aria inquinata. Uno dei motivi per cui i bambini sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell’inquinamento atmosferico è che respirano più rapidamente degli adulti e quindi assorbono più inquinanti. Inoltre, vivono anche più vicino al suolo, dove alcuni inquinanti raggiungono concentrazioni di picco – in un momento in cui i loro cervelli e corpi sono ancora in via di sviluppo.
Per questi bambini non servono farmaci. Né vaccini. La cura è respirare aria pulita. Anche sulle donne incinte gli effetti sono preoccupanti: hanno maggiori probabilità di partorire prematuramente e di avere bambini di basso peso alla nascita. L’inquinamento atmosferico influisce anche sullo sviluppo neurologico e sulla capacità cognitiva e può scatenare l’asma e il cancro infantile. I bambini che sono stati esposti ad alti livelli di inquinamento atmosferico possono essere a maggior rischio di malattie croniche come le malattie cardiovascolari più avanti nella vita. “L’aria inquinata sta avvelenando milioni di bambini e rovinando le loro vite”, afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. “Questo è imperdonabile. Ogni bambino dovrebbe essere in grado di respirare aria pulita in modo che possa crescere e realizzare il suo pieno potenziale”.
L’inquinamento dell’aria non uccide velocemente come una epidemia (ad esempio quella da Covid-19), ma non per questo è meno pericoloso: penetra nell’organismo danneggiandolo lentamente. Gli esperti stimano che il particolato fine riduce di 2,2 anni la speranza di vita (questo senza contare le patologie croniche e le malattie mortali che causa). Si stima che un terzo dei decessi per ictus, cancro ai polmoni e malattie cardiache sono dovuti all’inquinamento atmosferico. Un effetto simile a quello causato dal fumo di tabacco. Ma se dal fumo di tabacco ci si può proteggere, dall’inquinamento atmosferico no. Non importa se si vive in un paese (o in un quartiere) ricco: l’area che si respira è uguale per tutti.
È per questo motivo che, ad ottobre 2022, oltre al Piano d’Azione “inquinamento zero”, l’Aea ha proposto una revisione della direttiva sulla qualità dell’aria per adottare nuove limitazioni all’inquinamento atmosferico e ribadito il diritto di ogni cittadino a respirare aria pulita.
Oggi il mondo sta diventando sempre più caldo e più affollato. Le industrie e le automobili (in senso lato) continuano a pompare emissioni “sporche”. E più di metà dei governi del pianeta non ha i soldi per cambiare stile di vita e ricorrere a combustibili o tecnologie “pulite”. La conseguenza di questa situazione è nell’aria. Quella che respiriamo: ormai tanto inquinata da uccidere più persone di ogni altra malattia. Più una pandemia. Una “malattia” per la quale non esistono cure o vaccini. L’unica soluzione, forse, sarebbe cambiare stile di vita. E farlo tutti insieme.