RD Congo. Mandato d’arresto per Corneille Nangaa

di Giuseppe Gagliano –

Il tribunale militare della Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha emesso un mandato di arresto emesso nei confronti di Corneille Nangaa, ex capo della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) e ora leader dell’Alliance du Fleuve Congo (AFC). E’ accusato di non aver impedito atti di tortura sotto la sua autorità. Il provvedimento, firmato dal colonnello magistrato Mbuta Muntu Parfait, ordina il suo arresto immediato e il trasferimento nella RDC.
La figura di Nangaa è diventata sempre più controversa da quando ha assunto la guida dell’AFC, un’organizzazione legata al gruppo ribelle M23, attualmente coinvolto nei combattimenti nell’est del Congo. Il M23, sostenuto dal Ruanda, ha recentemente preso il controllo di Goma, una città strategica al confine con il Ruanda e cruciale per il commercio regionale. Le accuse contro Nangaa includono il presunto coinvolgimento nella tortura di un direttore scolastico, un episodio che rientra nel più ampio scenario di violenze che hanno segnato il conflitto tra l’esercito congolese (FARDC) e i ribelli.
Il mandato di arresto potrebbe essere interpretato come un tentativo da parte del governo congolese di riaffermare la propria autorità e di rispondere alle pressioni interne e internazionali per la tutela dei diritti umani. Tuttavia, la mossa rischia di avere conseguenze politiche e militari imprevedibili. La RDC si trova infatti in una posizione delicata, con il presidente Félix Tshisekedi che sta cercando di bilanciare la necessità di stabilità interna con le tensioni diplomatiche con il Ruanda e gli interessi delle potenze regionali.
Il caso di Nangaa sottolinea le difficoltà nel garantire giustizia e responsabilità in un conflitto che coinvolge non solo gruppi ribelli ma anche attori politici con legami profondi nelle istituzioni congolesi. La domanda chiave è se l’arresto di Nangaa rappresenti un vero passo avanti nella lotta contro l’impunità o se sia solo una mossa politica destinata a influenzare gli equilibri interni della RDC.
L’M23 ha già dimostrato in passato di essere capace di rispondere militarmente a qualsiasi minaccia ai suoi leader. Se Nangaa venisse arrestato, potrebbe scatenare una reazione armata ancora più violenta nell’est del paese. Inoltre, il ruolo del Ruanda, accusato di sostenere i ribelli, potrebbe complicare ulteriormente la situazione, aumentando le tensioni regionali.
La RDC, già segnata da decenni di instabilità, si trova dunque davanti a un bivio: riuscirà a imporre il rispetto della legge e a fermare l’escalation del conflitto, o questo mandato di arresto si rivelerà solo l’ennesima scintilla in una guerra senza fine?