Re Mohammed VI presiede a Marrakech la chiusura della 20ma sessione del Comitato al-Qods

di Belkassem Yassine –

al-qods maroccoSi è conclusa a Marrakech la ventesima sessione del Comitato al-Qods (Gerusalemme), durata dal 17 al 18 gennaio 2014, convocata da re Mohammed VI in qualità di presidente del Comitato, con la partecipazione del presidente palestinese Mahmoud Abbas e di oltre 15 Paesi membri del Comitato e dell’Organizzazione Islamica della Cooperazione (OCI), oltre ai rappresentanti dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dell’Unione Europea, del Vaticano e della Lega Araba.
La due giorni ha visto un importante impegno diplomatico dedicato alla città al-Qods, ai Maqdassi, ai mezzi e ai meccanismi da realizzare per sostenere la loro resistenza contro i macchinosi piani israeliani.
Nel primo giorno della sessione vi è stato un importante intervento di re Mohammed VI in cui ha sottolineato il fatto che la questione palestinese rappresenta una priorità per il Marocco al pari della causa nazionale marocchina e che la questione di al-Qods è una responsabilità collettiva che “ci impegna tutti”.
Il sovrano ha ribadito che per il Comitato al-Qods la difesa della città usurpata non è una azione occasionale e non si limita alle semplici riunioni, ma è un’azione che va oltre con interventi diplomatici fruttuosi e azioni concrete sul campo e nello specifico all’interno di al-Qods per portate avanti da un organo del Comitato dell’Agenzia Beit Mal al-Qods.
Il re ha lanciato diversi appelli per una forte mobilitazione dei mezzi e delle risorse per la difesa della città al-Qods ,considerata come Causa della Oumma Islamica intera; ha quindi esortato al rafforzamento del clima di fiducia tra le parti concernenti il processo di pace in Medio Oriente, mettendo in guardia contro ogni atto provocatorio suscettibile di inficiare questo processo; e al realismo e allo spirito del consenso per portare a termine i negoziati di pace in cui la realizzazione di tale obiettivo dipende dal rispetto israeliano dei suoi impegni, soprattutto quelli relativi alla raodmap che sono stati adottati dal Quartetto e approvati dal Consiglio di Sicurezza, oltre alle prospettive offerte dall’Iniziativa araba di pace.
La sessione di Marrakech è stata l’occasione di definire una visione unificata dei paesi islamici e di esaminare i mezzi e i meccanismi necessari per affrontare i tentativi israeliani di giudeizzazione e di denaturazione del carattere autentico della città santa di al-Qods e le violazioni che colpiscono i sentimenti dei musulmani nella sacralità e la santità della Moschea al-Aqsa.
Il secondo giorno, alla chiusura, re Mohammed VI ha ribadito che “la nostra riunione oggi costituisce un messaggio al mondo indicando che siamo una nazione attaccata alla pace e alla alleanza delle civilizzazioni e delle culture”, sottolineando l’imperativo dell’unità e dell’azione efficace e di prova di massima solidarietà ed impegno. Il sovrano ha indicato che “è un dovere al quale siamo particolarmente attaccati in qualità di presidente del Comitato al-Qods, fedele con questo all’impegno che abbiamo sottoscritto per i nostri fratelli palestinesi, della loro Autorità Nazionale legale sotto la presidenza di nostro fratello Abou Mazen. Questo impegno ci impone di continuare gli sforzi di sostegno alla loro resistenza e di andare avanti nel processo di pace, in cui il punto nodale sta nel regolamento equo della questione di al-Qods al-Sharif.
Sul piano politico e diplomatico la sessione dedicata alla definizione di una visione unificata della città santa interviene nel parere di tutti i partecipanti ad un punto chiaro della congiuntura delicata che attraversa tutta la regione del Medio Oriente e che esige di fare prova della vigilanza e la prudenza necessaria per impedire le pratiche colonizzatrici e provocatrici delle autorità israeliane.
Privilegiando un passo efficiente nella sua attuazione e rigoroso nel suo contenuto, la sessione si è avvalsa del nuovo approccio approvato dal Comitato al-Qods durante gli ultimi dodici anni, rimarcati dagli interventi diretti e sul campo e dalle politiche mirate destinate a sostenere la resistenza dei Maqdessi all’interno del loro paese, e tutto questo è stato realizzato grazie ai programmi e progetti avviate dall’Agenzia Mal al-Qods.
Inoltre, il Comitato ha invitato gli Stati membri ad apportare il sostegno materiale necessario all’Agenzia che permette a dare risposta alle aspirazioni dei popoli islamici per la difesa di al-Qods, accogliendo il piano 2014/2018 per budget di 30 milioni di dollari Us.
Alla base di ciò le risoluzioni di questa sessione testimoniano un approccio innovatore e rinnovato, come ha sottolineato il monarca marocchino all’apertura della sessione; inoltre tengono conto della protezione di al-Qods dai piani di giudeizzazione e dell’appoggio da apportare ai resistenti, cose che non possano essere ridotte a slogan vuoti.
Il sovrano ha nuovamente spiegato che il nostro attaccamento all’identità di al-Qods non si spiega solo con il fatto che si tratta della prima Qibla e il terzo Luogo Santo, ma anche con la necessità che questa città sia la dimora che è stata sempre: un simbolo del monoteismo delle religioni e un spazio di convivenza tra le popolazioni in un clima di pace e di concordia.
Da parte sua il residente dello Stato di Palestina ha espresso la sua alta considerazione nei confronti di re Mohammed VI per il suo sostegno permanente alla causa palestinese e per gli sforzi instancabili a favore di al-Qods Acharif. Abbas ha lodato molto le decisioni prese dalla 20a sessione del Comitato al-Qods, “che contribuiranno a sostenere la lotta del popolo palestinese e la preservazione dei luoghi sacri, musulmani e cristiani di al-Qods”. Il presidente palestinese ha poi presentato al re un rapporto che relaziona le violazioni commesse dalle forze israeliane di occupazione a al-Qods Acharif e alla Moschea al- Aqsa.

Il Comitato al-Qods invita la comunità internazionale a prendere coscienza della sua responsabilità

Comunicato finale

Il Comitato al-Qods, riunito il 17 e 18 gennaio a Marrakech sotto la presidenza effettiva di re Mohammed VI, ha invitato la comunità internazionale a prendere coscienza della sua responsabilità per la situazione di al-Qods (Gerusalemme); come ogni Stato, istituzione, organizzazione, collettività o individuo che cerca di preservare l’identità e il carattere simbolico della città santa, essa contribuirà altresì in maniera effettiva alla costruzione della pace reale, a creare le condizioni per la sua attuazione e a facilitare il compito degli operatori di pace.
Il Comitato ha esortato la comunità internazionale ad assumersi pienamente le proprie responsabilità per salvare al-Qods e salvaguardare il suo patrimonio umanitario e di civiltà universale, conservare la posizione educativa, demografica e culturale all’interno di essa, e di fare pressione su Israele per porre fine a tutte le pratiche coloniali volte a modificare il suo statuto giuridico.
Il Comitato ha inoltre chiesto all’Unesco di proseguire i suoi sforzi per preservare il patrimonio culturale della città di Al-Qods come Patrimonio dell’umanità e simbolo di convivenza di culture e di religioni, invitando Israele, l’autorità occupante, a facilitare l’attuazione della risoluzione del Comitato del Patrimonio Mondiale, che prevede di inviare una missione congiunta tra il Centro di Patrimonio Mondiale e gli organi consultivi tecnici dell’UNnesco, per controllare e monitorare gli scavi israeliani all’interno e attorno la vecchia città di al-Qods e le sue mura, considerate come patrimonio universale in pericolo.
Il Comitato ha chiesto al Consiglio di sicurezza di prestare maggiore attenzione sia alle tensioni crescenti che alla situazione critica in al-Qods, affinché si assuma le proprie responsabilità in conformità alla Carta delle Nazioni Unite e delle Risoluzioni pertinenti al Consiglio di sicurezza, tra cui le Risoluzioni concernenti al-Qods Acharif.
Il Comitato ha invitato infine i membri dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI) a sollecitare altri paesi per incoraggiarli a cambiare il proprio voto nelle organizzazioni internazionali sulle risoluzioni relative ad al-Qods, in conformità al diritto e al consenso internazionale sullo statuto giuridico della città.
Fondato a Jeddah, in Arabia Saudita nel giugno del 1975, il Comitato al-Qods, che raggruppa membri eletti dalla Conferenza islamica dei ministri degli Esteri per un periodo di tre anni rinnovabili, pone, tra gli altri obiettivi, quello di esaminare l’evoluzione della situazione di al-Qods, quello di monitorare l’attuazione delle risoluzioni adottate dalla Conferenza islamica in proposito e quello di seguire le risoluzioni dei vari organismi internazionali su al-Qods.
Il Comitato ha anche assunto la missione di prendere contatto con altre organizzazioni internazionali che potrebbero contribuire alla salvaguardia di al-Qods, presentare proposte agli Stati membri e a tutte le organizzazioni interessate riguardanti le misure da intraprendere per garantire l’attuazione di queste risoluzioni, affrontare le situazioni nuove e anche di presentare alla Conferenza dei ministri degli Affari esteri una relazione annuale.

Ban Ki-moon apprezza le azioni del re

La ventesima sessione de Comitato al-Qods ha dimostrato la pertinenza dell’azione diplomatica di re Mohammed VI del Marocco nella difesa della città santa al-Qods.
Coerente, partecipativa e volontaria al servizio della città e della sua popolazione, la diplomazia del re è stata altamente salutata dei membri del Comitato e dai rappresentanti dei membri delle potenze della comunità internazionale, dell’Onu e dei cinque paesi permanenti nel Consiglio di sicurezza presenti alla sessione.
Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha scritto al re sottolineando che “ogni misura o disposizione legislativa o amministrativa presa da Israele per modificare il carattere e lo statuto della città santa non hanno alcuna validità giuridica, e sono contrari alle regole applicabili del diritto internazionale e danneggiano la ricerca della soluzione a due Stati”. Ban Ki-moon ha affermato nella sua lettera la sua condivisione per le preoccupazioni del re ribadendo che “ogni azione relativa a Gerusalemme viene ad essere sensibile per il mondo e per questa ragione deve rimanere il simbolo universale della pace e della speranza. Gerusalemme deve essere aperta e accessibile a tutti, ebrei, cristiani e musulmani”.
Il sovrano ha scritto a Ban Ki-moon e a papa Francesco esprimendo la sua contrarietà ad ogni accordo con Israele che rendesse possibili le pratiche di colonizzazione.

Il Comitato al-Qods, Istanza alla difesa della città santa

Il Comitato al-Qods è una istanza dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI) incaricata di seguire l’evoluzione della questione della città di al-Qods e di agire contro i tentativi israeliani volti a cancellare l’aspetto arabo-islamico della città.
È stato istituito in applicazione della risoluzione della sesta Conferenza islamica dei ministri degli Esteri nel 1975 a Gedda, in Arabia Saudita.
La 10ma conferenza ministeriale dell’OCI aveva deciso nel 1979, su proposta dell’Arabia Saudita, che il Comitato si riunisse a livello dei ministri degli Esteri. È durante la stessa sessione che al defunto Hassan II, re del Marocco, è stato di assicurare la presidenza del Comitato, missione che concordava con le sue posizioni concernenti le questioni palestinesi e in particolare quelle della città santa.
Su iniziativa di Hassan II, il primo vertice islamico è stato organizzato a Rabat nel 1969 in seguito all’incendio criminale israeliano della moschea al-Aqsa: il vertice aveva affermato il sostegno dei paesi islamici al popolo palestinese e il rifiuto di ogni soluzione del conflitto israelo-palestinese che non garantisse lo statuto di al-Qods prima dell’occupazione del 1967.
La conferenza islamica dei ministri degli Esteri ha incaricato il Comitato al-Qods di esaminare l’evoluzione della situazione della città, di monitorare l’esecuzione delle risoluzioni adottate dalla conferenza islamica in questa materia, di prendere contatti con le altre organizzazioni internazionali per salvaguardare al-Qods, di presentare proposte agli Stati membri e a tutte le organizzazioni interessate per garantire l’esecuzione di queste risoluzioni e affrontare le nuove situazioni.
Per compiere la sua missione, il Comitato al-Qods presenta rapporti annuali alla conferenza dei ministri degli Esteri dell’OCI.
Oltre il Marocco, fanno parte del Comitato la Palestina, l’Iraq, la Giordania, il Libano, la Mauritania, la Guinea, la Siria, il Bangladesh, l’Iran, l’Indonesia, il Niger, il Pakistan, il Senegal, l’Arabia Saudita e l’Egitto.
Il Comitato ha tenuto 19 sessioni, di cui la prima a Fes nel luglio 1979. Tutte sono state tenute in Marocco salvo l’ottava che è stata riunita il 30 settembre 1983 a New York a margine dell’Assemblea generale dell’Onu.

Re Mohammed VI e al-Qods: l’Agenzia Mal al-Qods (Focus)

In quanto presidente del Comitato al-Qods, re Mohammed VI del Marocco impegna sforzi costanti e mantiene contatti regolari con i Capi di Stato e le parti concernenti alla difesa di al-Qods, si confronta in modo permanente con il presidente dell’Autorità Nazionale palestinese per affrontare i piani di giudeizzazione della città santa volti a cambiare il suo statuto giuridico e la sua struttura demografica. Le azioni diplomatiche del re comprendono iniziative concrete con il Consiglio di Sicurezza, il Segretario generale dell’Onu, il Presidente dell’Unione Europea e le autorità religiose indicate dallo statuto di al-Qods.
Su iniziativa del defunto Hassan II datata 1998, in quanto istituzione islamica non lucrativa, l’Agenzia Mal al-Qods, che fa parte del Comitato al-Qods, non ha mai interrotto di intraprendere azioni tangibili ed interventi concreti per salvaguardare i diritti arabo-islamici della città sacra e di consolidare la resistenza dei suoi abitanti: dalla sua salita al trono re Mohammed VI prosegue con attenzione l’azione dell’Agenzia per realizzare nelle migliori condizioni gli obbiettivi designati. L’Agenzia si fa carico di numerosi progetti di ristrutturazione di alloggi dei bisognosi Maqdassi, della ristrutturazione o costruzione di scuole, di centri sociali e di moschee, della concessione di borse di studio e dell’acquisto di materiale sanitario d’urgenza.
Il Marocco, che partecipa con l’80 per cento del budget dei progetti a favore di al-Qods e che è stato applaudito per le sue azioni rimarcate dalle conferenze e dai vertici arabi e musulmani per il modello di società e di convivenza che vi è nel regno, si sta attivando per concretizzare la stessa convivenza tra i vari componenti della società palestinese.
Infine, re Mohammed VI opera a salvaguardare il carattere multiculturale della città santa, come testimonia l’azione reale per la preservazione della rampa Bab al-Maghariba (la Porta dei marocchini), simbolo per eccellenza della vicinanza interculturale e interreligiosa.