Referendum 2020. I tagli dei parlamentari in Italia: a confronto con i principali Paesi europei

di Alberto Galvi

Il 20 e 21 settembre 2020 si terrà in Italia il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. L’appuntamento elettorale, originariamente fissato per il 29 marzo 2020 e successivamente sospeso, fa riferimento al testo di legge costituzionale recante le modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione concernenti la riduzione del numero dei parlamentari, che coinvolge anche i cittadini italiani residenti all’estero.
La modifica del numero dei deputati e dei senatori interesserà anche l’elezione del presidente della Repubblica, eletto ogni sette anni in una sessione congiunta di entrambe le Camere e 58 delegati eletti dai consigli regionali di cui tre per ogni regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno solo. La maggioranza idonea richiesta per la sua elezione nei primi tre scrutini passerà da 674 a 439 e la maggioranza assoluta per il quarto scrutinio successivo passerà da 505 a 330.
Nel referendum costituzionale verrà chiesto agli elettori di approvare una legge che emenda la Costituzione italiana per ridurre il numero dei parlamentari da 630 a 400 alla Camera dei deputati e da 315 a 200 al Senato.
Questo referendum costituzionale è confermativo, ossia il quorum prescinde dai voti validamente espressi indipendentemente da chi abbia partecipato o meno alla consultazione della maggioranza delle persone aventi diritto.
La questione del numero dei parlamentari è ormai da diversi anni entrata nel dibattito politico italiano e del resto d’Europa. Anche in Francia lo scorso anno il governo ha presentato un progetto di legge che ridurrebbe il numero dei seggi dell’Assemblea nazionale da 577 a 433. Il Senato passerebbe invece da 348 a 261 membri.
Molti elettori hanno accolto con favore le proposte del presidente Macron del partito LREM (La République En Marche), ma i suoi critici sono scettici e dicono che potrebbero rafforzare ulteriormente i poteri del presidente. La Francia è una Repubblica presidenziale il cui presidente può essere eletto in un doppio turno se non supera il 50 per cento più 1 dei voti nel primo turno.
Anche in Germania un comitato speciale sta cercando di impedire che un parlamento come questo arrivi sovradimensionato alle elezioni del 2021, ma la Grande coalizione composta da CDU (Christian Democratic Union) e CSU (Christian Social Union) che governa il Paese capeggiata da Angela Merkel è divisa su come farlo.
Il Bundestag tedesco è composto da 709 parlamentari, nonostante il numero massimo sia di 598. Questo sovrannumero dipende dal meccanismo di doppia votazione in vigore in Germania in cui i parlamentari sono eletti con un sistema proporzionale sulla base dei voti dei cittadini, espressi nei confronti dei diversi partiti.
Il Regno Unito con l’avvento della Brexit tra il 2017 e il 2019 necessita di riformare il parlamento, in quanto il fallimento della politica di Theresa May del partito CP (Conservative Party) ha fatto in modo che uscisse indebolita invece che rafforzata dalla prova elettorale.
Dopo la leader conservatrice il suo compagno di partito Boris Johnson è diventato l’attuale capo del governo e leader del CP. Nel Regno Unito la monarchia è ereditaria. A seguito delle elezioni legislative, il leader del partito o della coalizione di maggioranza diventa solitamente il primo ministro.
Il potere legislativo nel Regno Unito è composto da un parlamento bicamerale. La Camera dei lord è composta da un numero non fisso di membri. Nel dicembre 2019 erano 796 lords suddivisi in 679 pari a vita, 91 pari ereditari e 26 sacerdoti. I membri sono nominati dal monarca su consiglio del primo ministro e dei membri politici non partitici raccomandati dalla Commissione per le nomine della Camera dei lord.
La Camera dei comuni è invece composta da 650 seggi, i suoi membri sono eletti direttamente in collegi elettorali uninominali con voto popolare a maggioranza semplice per un mandato di cinque anni a meno che la Camera non venga sciolta prima.
In Spagna c’è invece un sistema bicamerale asimmetrico dove in pratica il Congresso dei Deputati ha più potere del Senato. Il Congresso ha 350 deputati e il Senato 266 senatori e rappresenta tutti i cittadini del Paese e discute e redige le leggi. Invece, il Senato non può proporre leggi, ma rivede e propone modifiche ai progetti di legge che il Congresso gli consegna.
In Spagna al contrario degli altri Paesi finora citati dal 2017 vuole aumentare il numero dei deputati da 350 a 400. Il monarca propone solitamente come presidente il leader del partito o della coalizione con la maggior maggioranza di seggi, che viene poi eletto indirettamente dal Congresso dei Deputati. Il premier spagnolo è Pedro Sánchez segretario del PSOE (Partido Socialista Obrero Español).
Al referendum italiano sul taglio dei parlamentari sono arrivati attraverso diversi passaggi delle Camere dove le diverse forze politiche hanno nel corso del tempo cambiato idea come per esempio Sinistra italiana che nel primo passaggio era favorevole al referendum mentre nell’ultimo era contraria.
Nel primo passaggio parlamentare la maggioranza era composta dalla Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e dal Movimento 5 Stelle ed erano a favore. Alla fine del quarto e ultimo passaggio parlamentare con una maggioranza differente si è approvato in modo definitivo il nuovo testo di legge che sarà sottoposto a referendum. La maggioranza che lo ha approvato era composta da: Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Liberi e uguali e Italia viva.
A pochi giorni dal voto i partiti sono favorevoli o contrari al quesito referendario in maniera trasversale anche tra i membri degli stessi. L’incertezza sul risultato di questo referendum aumenta di settimana in settimana con un Comitato a favore del NO sempre più nutrito.