Riparte da Roma l’Europa dei Ventisette. A due velocità

di Enrico Oliari

Come sessant’anni fa i leader europei, in una famiglia più allargata, si sono trovati a Roma in Campidoglio per sottoscrivere con la stessa penna di allora l’impegno a rilanciare il progetto europeo. Presenti i leader dei Ventisette ad esclusione della britannica Theresa May in quanto prossima a consegnare la secessione dalla Casa comune. Vi erano anche il premier greco Alexis Tsipras, che aveva mostrato riserve alla firma del documento in quanto non veniva toccato sufficientemente il profilo sociale dell’Europa, come pure la polacca Beata Szylo, che aveva fatto la voce grossa a proposito di un’Europa a due velocità e dell’accoglienza ai migranti.
Trovati gli opportuni compromessi, i leader europei hanno ribadito con la loro presenza i valori portanti dell’Europa tra cui l’unità e l’indivisibilità, ma soprattutto hanno ravvisato la possibilità di un processo “a due velocita”: gli obiettivi rimarranno gli stessi per tutti, ma vi sarà la possibilità per alcuni paesi, quelli con le economie più forti, di procedere in modo più spedito di altri in diversi settori.
Pur definendo “molto triste” l’assenza di May, il capo della Commissione Jean-Claude Juncker ha affermato che “Queste sono firme che restano. Ci sarà un 100mo anniversario della Ue”. Tuttavia l’Europa che oggi in un momento fragile riparte deve essere ancora più orgogliosa di quella dei padri fondatori, e “Solo rimanendo uniti saremo pronti per le sfide che ci attendono”.
Il presidente del Consiglio europeo Dolald Tusk ha invitato i leader ad andare oltre il romanticismo e la retorica di oggi, poiché
“l’Unione deve essere più di prima un’Unione degli stessi principi, un’Unione con una sovranità esterna, un’Unione di unità politica”.
Il premier italiano Paolo Gentiloni ha detto che quello fatto fino ad oggi è stato “un viaggio di conquiste. Un viaggio di speranze realizzate e di speranze ancora da esaudire. Il viaggio dell’Unione era iniziato ancora prima, quando la nostra patria europea aveva smarrito se stessa. Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa era ridotta a un cumulo di macerie. Milioni di europei morti. Milioni di europei rifugiati o senza casa. Un continente che poteva contare su almeno 2.500 anni di storia, ritornato di colpo all’anno zero. Prima ancora che la guerra finisse, reclusi in una piccola isola del Mediterraneo, due uomini, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, assieme ad altri, sognavano un futuro diverso. Un futuro senza guerre. Un futuro prospero. Un futuro di pace. Su quello slancio ideale, le nazioni d’Europa avviarono un cammino di ricostruzione, materiale e spirituale”.
“Noi oggi – ha poi continuato il premier – celebriamo la tenacia e l’intelligenza dei nostri padri fondatori europei”, tanto che allora “eravamo in 6, oggi siamo in 27”.
E per rilanciare il progetto europeo “dobbiamo per prima cosa restituire fiducia ai nostri concittadini attraverso la crescita, gli investimenti, la riduzione delle disuguaglianze e la lotta alla povertà, come pure le politiche migratorie comuni e l’impegno per la sicurezza e la difesa. Ecco gli ingredienti per restituire fiducia”.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha poi accolto al Quirinale i leader per un pranzo di Stato, ha ravvisato la necessità di “rivedere i trattati, tutti. Ora inizia una fase costituente”. “Avete adottato una dichiarazione impegnativa” per un futuro unico possibile, “che si identifichi nel nostro essere insieme Europa”. E sui valori autentici dell’apertura, della solidarietà, della tolleranza, della libertà e della democrazia” “l’Unione potrà fare quel salto di qualità di cui tutti sentiamo il bisogno oggi”, “perché senza rischiamo una paralisi totale”.