Roma. Convegno sul cambiamento climatico: intervista a Luigi Cerciello Renna

a cura di Francesco Cirillo –

Il cambiamento climatico sta mutando le strategie governative e le abitudini delle popolazioni colpite dai cambiamenti dell’atmosfera. Se ne è parlato in occasione di un evento organizzato dalla Schult’z risk Centre al Senato, nella sala Zuccari, dove per l’occasione il dottor Luigi Cerciello Renna, docente a contratto di Diritto amministrativo e Legislazione ambientale presso l’Università degli studi “Roma4” e direttore scientifico del corso in “Esperto di Legalità agroambientale” presso Osservatorio dell’Appenino Meridionale, ha rilasciato un’intervista al nostro giornale.
Presente anche il professore Luigi Pastorelli, docente incaricato di Teoria del rischio e direttore tecnico del Gruppo Schult’z.

– Cop21, impegni non rispettati?
I paesi firmatari della Cop21 hanno un grosso deficit di responsabilità, anche per gli impegni che non sono regolamentati ma sono per la maggior parte enunciati, dichiarati. Ma la questione ambientale è purtroppo assente nelle agende degli enti locali. Ciò penalizza le amministrazioni locali ed i suoi cittadino”.

– La COP21 è quindi un “anatra zoppa”?
Per alcuni aspetti la COP21, quando è nata, ha iniziato ad operare già con un forte deficit, visto che era assente una regolamentazione che obbligava gli stati firmatari a rispettare gli accordi. Ciò ha avvantaggiato i paesi che palesavano probabili minacce di fuoriuscire dal trattato o addirittura di uscirne, come ha fatto Washington”.
Altro problema in seno alla Cop21 è l’ipocrisia degli stessi stati che si definiscono paesi emergenti, ma che ormai possono contare su uno sviluppo industriale in fase avanzata; ciò li svincola, ancora oggi, dall’adottare misure adeguate per quanto riguarda le politiche ambientali
”.

– L’Italia e la Cop21: a che punto siamo?
Secondo l’Agenzia europea ambientale, che ha il compito di aggregare le normative in materia dei paesi Ue, l’Italia non ha applicato nessun provvedimento significativo. L’Italia dal 2015 ad oggi si è limitata di attivare soltanto un piano nazionale”.

– Prodotti agrolimentari: dalla qualità alla quantità?
Il dibattito si è spostato dalla ricerca della qualità del prodotto alla quantità. Per questo si sta cercando di mantenere alto il livello di quantitativo dei prodotti; ciò spinge paesi che hanno una forte identità agroalimentare, come gli stati Ue, a ratificare accordi commerciali con stati che hanno un forte deficit di identità agroalimentare o che hanno una pessima reputazione nel settore. Ma questi difetti non vengono presi in considerazione, visti gli impegni di mantenere alte le produzioni di quantitativo nel settore agroalimentare”.