Romania. La ricerca di autonomia degli Szeklers in Transilvania

di Alberto Galvi –

Da sempre il sogno del primo ministro ungherese Victor Orban del partito nazionalista Jobbik, è di creare delle autonomie nazionali nei paesi vicini in cui ci sono delle enclave di minoranze ungheresi autonome, pianificando il rilancio della cosiddetta Grande Ungheria.
Lo scorso 28 aprile, il parlamento rumeno ha votato a favore dell’autonomia degli 1,5 milioni di ungheresi che vivono in Transilvania, gli Szeklers. Il Psd (Social Democratic Party), la principale forza parlamentare dell’opposizione, è stata duramente criticata dal presidente rumeno, Klaus Iohannis, per aver dato il proprio appoggio.
Tuttavia, il giorno successivo, il 29 aprile, il Senato ha bocciato questa legge: i senatori favorevoli sono stati solo 126, a fronte dei 135 contrari. Allo stesso tempo anche i rappresentanti della Dahr (Democratic Alliance of Hungarians in Romania) hanno appoggiato l’iniziativa.
Il documento prevedeva una regione autonoma comprendente parti della Transilvania settentrionale (la Szeklerland) come le contee di Harghita e Covasna e la città di Mures, una entità che avrebbe avuto anche un proprio presidente eletto.
La minoranza ungherese vorrebbe una propria autonomia ma, secondo le autorità rumene, le forti spinte separatiste costituirebbero una minaccia all’integrità nazionale. Tra le richieste vi è infatti  l’autonomia amministrativa per gli insediamenti con popolazione prevalentemente ungherese e l’autonomia culturale per tutti gli ungheresi residenti in Romania.
Dopo il voto Iohannis ha accusato la minoranza etnica ungherese in Transilvania e il primo ministro ungherese Viktor Orbán di aver pianificato di consegnare la regione all’Ungheria.
Hunor Kelemen, presidente della Dahr e il presidente del Psd rumeno Marius Ciolacu hanno entrambi stigmatizzato l’accusa infondata di Iohannis e hanno affermato che il capo dello stato sta incitando all’odio etnico.
La Romania è un paese che da diversi anni sta vivendo una profonda crisi politica, dal 2012 ad oggi si sono infatti alternati ben 8 governi e l’esecutivo sembra voler giocare la carta nazionalista al fine di deviare l’attenzione dell’opinione pubblica.
Inoltre il governo rumeno di Ludovic Orban ha approvato due dozzine di ordinanze, una delle quali riguarda il processo elettorale legislativo, consentendo ai cittadini di votare in qualsiasi parte del paese, non solo nelle loro circoscrizioni di residenza.
Questa nuova legge può comportare grandi cambiamenti nei risultati delle elezioni regionali, con la minoranza ungherese fortemente a rischio di perdere la sua forza elettorale e questa è una delle principali ragioni della ricerca di una maggiore autonomia dal governo centrale di Bucarest.
Queste tensioni all’interno della Romania vanno lette però in chiave più ampia, con l’intromissione nella vicenda del più grande attore geopolitico della regione, la Russia di Vladimir Putin. Lo scopo principale di Mosca è quello di indebolire l’Unione Europea e la Nato, di cui il paese è membro e forte sostenitore, soprattutto della seconda.
Uno dei sistemi per ottenere entrambe le cose è quello di incentivare le spinte autonomiste, provocando divisioni nel sistema decisionale di entrambe le organizzazioni.