Russia. Al via il VII Eastern Economic Forum

di C. Alessandro Mauceri

Mentre in Europa si cerca, al momento senza grandi risultati, di trovare una soluzione alle impennate del costo del gas con conseguenze devastanti per le economie del continente, a Vladivostok, in Russia, sono iniziati i lavori del VII Eastern Economic Forum. Si prevede la partecipazione di rappresentanti provenienti da oltre 60 paesi.
Nel suo messaggio inaugurale il presidente Vladimir Putin ha espresso la disponibilità della Russia a continuare insieme a tutti i partner, in particolare quelli dei paesi dell’ Asia-Pacifico, a compiere grandi sforzi per migliorare la cooperazione regionale. Anche risolvendo problemi come le divergenze su certe politiche all’interno dei BRICS, come è avvenuto in passato tra Russia e India.
I lavori, diretti dal ministero dello Sviluppo dell’Estremo Oriente russo, vedranno i relatori discutere temi legati alla cooperazione tra i paesi asiatici e non solo, in particolare per ciò che riguarda la produzione su larga scala sia per il consumo interno che per le esportazioni verso l’estero. La conferma che, nonostante le divergenze e le diverse politiche interne, i paesi BRICS sono uniti e pronti a fare fronte unico nei confronti dei paesi occidentali. Aspetto questo tutt’altro che secondario: non bisogna dimenticare che da soli questi paesi rappresentano quasi metà della popolazione globale, un mercato in continua espansione: ai cinque paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) si sono uniti molti altri paesi detti BRICS plus, tra i quali Kazakistan, Arabia Saudita, Argentina, Indonesia, Nigeria, Emirati Arabi Uniti. Se a questi si aggiungono i paesi che hanno legami economici con le altre nazioni dell’Asia è facile comprendere l’importanza dell’evento.
A dimostrarlo il fatto che sin dalle prime parole di Putin, le preoccupazioni della Russia non sono dovute alla guerra in Ucraina, bensì allo sviluppo di parte del territorio dell’Estremo Oriente russo, presentato come un’enorme regione sottosviluppata. Nonostante questo e le dure condizioni climatiche, il governo russo ha annunciato di voler trasformare questa zona in un’area agricola anche grazie al sostegno degli investitori, anche stranieri. Secondo il governo russo esistono i presupposti per aumentare la produzione di tutti i tipi di prodotti e sfruttare al massimo i terreni agricoli e per la produzione di cereali, l’allevamento di bovini e di pollame e la produzione di latticini su larga scala.
Il tutto senza trascurare il tema delle misure di sostegno per la realizzazione di queste iniziative nel settore industriale, a cui viene data grande importanza. Anche lo sviluppo del turismo è considerato importante, sia quello locale che quello internazionale.
Durante i lavori sarà dedicato ampio spazio anche all’ambiente. Non verrà trascurato il tema degli investimenti, specie a lungo termine, favorendo la realizzazione di strutture di stoccaggio e favorendo la logistica.
Il motivo di tutto questo interesse deriva dalla presa d’atto che lo scorso anno la regione Asia-Pacifico ha importato prodotti alimentari e agricoli per quasi 700 miliardi di dollari, il 45% delle importazioni globali. “Possiamo vedere un approccio fondamentale per l’industria agricola dell’Estremo Oriente per aumentare sostanzialmente sia i volumi di produzione che il valore aggiunto. In questo modo possiamo capitalizzare sulle esportazioni verso la regione Asia-Pacifico. Il potenziale in quest’area porterà ad un aumento della produzione agricola che sarà misurato non come percentuale, ma come un aumento multi-volte”, ha dichiarato Sergey Levin, vice ministro dell’Agricoltura della Federazione Russa.
Tema delicato quello demografico: alcune regioni del territorio russo e cinese sono scarsamente popolate e gli sforzi per ripopolare queste aree non hanno avuto successo finora. Oggi in alcune zone la densità abitativa è di poco meno di una persona per chilometro quadrato. Un valore che posiziona questi territori tra le aree più scarsamente popolate del mondo.
Grande l’interesse della Cina per gli incontri e per ciò che ne deriverà: Li Zhanshu, presidente del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, ha già annunciato che dopo la partecipazione al VII Eastern Economic Forum effettuerà visite ufficiali in Russia, Mongolia, Nepal e Corea del Sud, fino al 17 settembre.
L’evento di Vladivostok è solo uno dei tanti incontri internazionali che sono previsti in Russia nei prossimi giorni.
Dal 27 al 30 settembre si terrà la Settimana Russa della Sicurezza sul Lavoro, un evento internazionale al quale hanno già aderito numerose aziende importanti (tra le quali Gazprom).
E, a proposito di energia, dal 12 al 14 ottobre 2022, sempre a Mosca si svolgeranno i lavori del Forum internazionale della Settimana russa dell’energia REW. Si parlerà dell’industria dell’energia prodotta con il gas, col petrolio, col carbone, ma anche di industria petrolchimica, di energia nucleare, idroelettrica e di energie rinnovabili (RESOP). E perfino di risparmio energetico e aumento dell’efficienza energetica.
Un argomento di cui, nelle ultime settimane, si è parlato anche in Europa. Ma più per il rischio legato alla carenza di fonti energetiche che per il desiderio di mettere in atto il tanto decantato New Green Deal.