Russia. Caso Navalny: il Cremlino fornisce nuove prove che accuserebbero l’occidente

di Giuliano Bifolchi

La Russia accusa l’occidente, e nello specifico la Germania, di aver inscenato il tentato omicidio del blogger russo Alexei Navalny lo scorso agosto 2020 indicando come prova la bozza del rapporto redatto dall’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW).
Il 13 luglio 2021 la Commissione della Duma di Stato russa sull’interferenza straniera negli affari interni della Russia ha dichiarato, attraverso il suo presidente Vasily Piskarev, che le incongruenze temporali nella bozza del rapporto dell’OPCW rappresentano una prova del collegamento della Germania con l’avvelenamento di Navalny, con il fine ultimo di provocare un movimento anti-Russia a livello internazionale.
Secondo il Cremlino appare sospetto il fatto che la Germania abbia richiesto la convocazione di una missione di assistenza tecnica “in relazione al sospetto avvelenamento di un cittadino russo” il 20 agosto 2020, lo stesso giorno dell’incidente di Navalny. La “tempestiva” azione di Berlino ha allarmato le autorità russe e dimostrerebbe per il Cremlino un legame delle autorità tedesche con il tentato omicidio di Navalny.
Ad avvalorare l’ipotesi russa del coinvolgimento di Berlino, secondo quanto riportato dallo stesso Piskarev, ci sarebbe anche la mancata risposta da parte della dirigenza del Bundestag tedesco alla richiesta formale di assistenza nello svolgimento delle indagini sul caso Navalny presentata dalla Commissione della Duma di Stato.
Sui recenti sviluppi del caso Navalny era intervenuta in precedenza lo scorso 10 luglio 2021 Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, attraverso il suo canale Telegram. La Zakharova aveva sottolineato le incongruenze temporali presenti nel rapporto dell’OPCW e l’impossibilità di fornire spiegazioni da parte della Segreteria Tecnica dell’organizzazione. Si legge nell’account del portavoce del ministero degli esteri russo come il rapporto dell’OPCW sia ricco di correzioni, modifiche dei fatti, scarabocchi sul retro della busta, elementi che per le autorità russe dimostrerebbero l’intento di creare ad hoc un caso contro Mosca per meri scopi geopolitici. A tal proposito la stessa Zakharova aveva sottolineato come ben otto istanze di delucidazioni e spiegazioni inviate dalla Procura generale russa ai colleghi di Berlino siano cadute nel vuoto senza alcuna risposta inducendo la Commissione della Duma di Stato a rivolgersi invano al Bundestag tedesco.
In difesa dell’operato del proprio paese è intervenuto il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Rainer Breul lo scorso mercoledì 14 luglio 2021 dichiarando in un briefing che le discrepanze nella bozza del rapporto dell’OPCW nella parte relativa al presunto avvelenamento del blogger Alexei Navalny sono state causate da un errore nella data che è stato corretto nella seconda versione.
Alexei Navalny, il blogger russo e leader del partito La Russia del Futuro conosciuto in patria per le sue idee xenofobe e razziste, per la sua lotta contro l’immigrazione e per avere un gruppo di collaboratori con sede legale e fiscale in Lussemburgo, era stato portato d’urgenza in un ospedale locale nella città siberiana di Omsk il 20 agosto 2020 dopo aver collassato su un volo diretto a Mosca da Tomsk. Il 22 agosto 2020, su richiesta tedesca, era stato trasportato in aereo a Berlino e ricoverato all’ospedale Charité. Il 2 settembre 2020 Berlino aveva affermato che il blogger era stato colpito da un agente tossico appartenente alla famiglia Novichok, parole smentite dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov il quale aveva sottolineato che nessuna sostanza velenosa era stata rilevata nel sistema di Navalny prima del suo trasferimento in Germania.
Le accuse prima di Maria Zakharova e poi della Commissione della Duma di Stato evidenziano ancora una volta un ruolo preponderante della Germania nella veste di antagonista della Russia proprio nel momento in cui il gasdotto Nord Stream-2 dovrebbe raggiungere il suo completamento favorendo così le esportazioni russe di gas naturale in direzione europea. Era stata infatti proprio la Germania ad ospitare il blogger russo dopo il suo ricovero in ospedale riportando ai media internazionali l’avvelenamento di Alexei Navalny e sempre la Germania era stata protagonista, insieme a Svezia e Polonia, durante le proteste definite da Mosca ‘illegali’ organizzate lo scorso gennaio contro l’arresto del blogger russo alla quale avevano preso parte alcuni suoi diplomatici. Sempre Berlino, secondo quanto sostenuto dalla Zakharova lo scorso febbraio, avrebbe favorito la pubblicazione del video creato dal gruppo di Navalny in cui si accusava il presidente russo Vladimir Putin di aver fatto realizzare un palazzo super lussuoso sulle rive del Mar Nero.
Se le accuse del Cremlino in merito alla messa in scena dell’avvelenamento di Navalny da parte tedesca si rivelassero veritieri, qualora sia l’OPWC che le autorità tedesche decidessero di fornire gli elementi richiesti dalla procura generale russa, risulterebbe logico il collegamento del caso Navalny al progetto Nord Stream 2 e il tentativo di minare questa infrastruttura perseguendo una strategia voluta da Washington e supportata in passato anche da Parigi che mira a creare una cesura netta tra Europa e Russia.