Russia. Continuano le proteste (e gli arresti) pro Navalny

di Guido Keller

Un’altra giornata di proteste pro Navalny in Russia, dove i continui fermi e arresti non sembrano far desistere i manifestanti dal chiedere nelle piazze la liberazione del loro leader. Già sabato scorso manifestazioni non autorizzate con scene di sassaiole e cariche della polizia si sono tenute in 109 città del paese, compresi centri con temperature al di sotto dei 40 gradi sotto zero, ed i fermati nell’orso della settimana sono stati 3mila; anche per oggi si parla di migliaia di persone spinte a bordo dei cellulari e portate nei presidi di sicurezza, una situazione ormai di braccio di ferro tra le autorità e chi sta con il blogger ed oppositore arrestato il 17 gennaio al ritorno dalla Germania.
Un arresto che Alexiei Navalny aveva preventivato e che è avvenuto su mandato del giudice per un esposto del Servizio penitenziario federale, il quale aveva presentato un ricorso per chiederne il fermo in quanto avrebbe violato i termini della libertà condizionata concessa all’oppositore nel quadro dell’inchiesta “Ives Rocher”. Il blogger è infatti accusato di appropriazione indebita per essersi intascato 4,8 milioni di dollari delle donazioni alla Fondazione anti corruzione che dirige.
La pena inflitta a Navalny, che ha una lunga serie di condanne alle spalle che spaziano dal furto di legname all’organizzazione di manifestazioni non autorizzate, è di 30 giorni, ma sia i suoi sostenitori che l’Unione Europea e gli Stati Uniti vedono dietro l’arresto un’azione politica e non giudiziaria.
Navalny era stato avvelenato lo scorso 20 agosto con l’agente nervino Novichok, lo stesso usato per Skripal: era stato colto da un malore sul volo che da Tomsk, in Siberia, doveva portarlo a Mosca, poco dopo aver avuto un tè presso il bar dell’aeroporto di partenza. Il volo era poi atterrato a Omsk, e da lì il 44enne Navalny era stato portato in Germania su richiesta dei parenti. La presenza del Novichok nel sangue era stata accertata dal laboratorio dell’esercito tedesco, ma Navalny aveva reso noto, dopo essersi spacciato nel corso di una telefonata per un tal Maksim Ustinov (un alto ufficiale del Fsb), che il veleno era in realtà stato messo negli slip e non nel tè.
Navalny, la cui parabola politica sarebbe in ascesa, è a capo del suo movimento “Russia del Futuro”, ma il suo passato è abbastanza ondivago: nel 2007 fonda un movimento politico chiamato Narod (Popolo), noto per le posizioni profondamente xenofobiche, anti-immigrazione e nazionaliste; nel 2008, in occasione della guerra dell’Ossezia del Sud si schiera con Mosca, insultando apertamente i georgiani e chiedendone l’espulsione dal paese; nel 2013 difende sul suo blog i neonazisti russi autori di raid punitivi per un omicidio compiuto da un azero, puntando il dito contro “orde di immigrati regolari e clandestini”; dichiaratamente contro l’annessione della Crimea, nel 2020 si è schierato con i manifestanti anti-regime in Bielorussia.

Allexei Navalny. (Foto Twitter).