Siria: Erdogan e Putin si accordano per il cessate-il-fuoco. Ma sono molte le contraddizioni

di Enrico Oliari

Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan e il collega russo Vladimir Putin si sono incontrati oggi a Mosca per discutere della crisi siriana. Superata da tempo la crisi del 2015, quando i turchi abbatterono un Su-24 russo, i rapporti dei due paesi sulla guerra in corso in Siria sono quelli di due nemici-amici, distanti per l’appoggio a due fronti contrapporti ma obbligati a stare in buoni rapporti visti gli interessi energetici, con tanto di gasdotti e di una centrale nucleare in fase di costruzione da parte delle aziende russe in Turchia, nonché l’acquisto dei sistemi missilistici S-400 da parte di Ankara.
A colpire i “ribelli” sostenuti dalla Turchia, spesso jihadisti ex qaedisti di Hayat Tahrir al-Sham, sono gli aerei russi che affiancano quelli siriani, ed è certo che l’esercito inviato da Erdogan in Siria rappresenti un problema per lo stesso presidente russo.
Al termine dell’incontro i due hanno annunciato il raggiungimento di un accordo per il cessate-il-fuoco nella regione di Idlib che entra in vigore dalla mezzanotte e che prevede un corridoio di sicurezza largo 12 chilometri lungo l’autostrada M4 a partire dal 15 marzo, il quale sarà controllato da pattuglie congiunte russe e turche.
I due hanno poi concordato che “vada rispettata l’integrità territoriale della Siria”, e che “vengano combattuti i terroristi”, ma qui è da capire chi siano i “terroristi”, dal momento che tale termine per la Turchia e la Russia designa i rispettivi alleati. Anche il rispetto dell’integrità territoriale della Siria rappresenta un controsenso, dal momento che l’esercito turco è ormai presente in forze e in profondità nella regione di Idlib.
Difatti in conferenza stampa Erdogan ha affermato che il presidente siriano Bashar al-Assad, alleato di Mosca, “vuole spazzare via i civili in quella regione e noi non staremo a guardare”, e che “le forze del regime siriano hanno violato gli accordi (di Astana, ndr.), e gli abitanti di Idlib sono scappati”.
Intanto un milione di profughi, di cui il 60% minori, sono in fuga dai bombardamenti, spesso ammassati in una zona stretta tra la linea dell’avanzata governativa a Idlib e Aleppo, e la frontiera turca, un dramma umanitario di proporzioni bibliche.