Russia. Esercitazioni nel Mar Caspio

di Alessandro Pompei

Il ministero della difesa Russo ha annunciato lo scorso giovedì l’inizio di una serie di esercitazioni nel Mar Caspio. All’annuncio è seguita la pubblicazione di un breve filmato nel quale vengono mostrate alcune unità leggere salpare dalla loro base a Makhachkala nella repubblica del Daghestan. La serie di esercitazioni impegnerà una piccola parte della flotta dislocata nel Mar Nero, cui in questi giorni si sono aggiunte diverse unità provenienti dal Mare del Nord, nell’insieme si parla di circa venti unità da guerra leggere tra cui dragamine (della classe Natya), navi di supporto, corvette lanciamissili (Sia della classe Bora che Nanuchka) ed altre unità.
Lo scopo dell’esercitazione è quello dell’addestramento al combattimento in condizioni ambientali difficili, rispondendo a vari ordini che arrivano dal comando di flotta.
“Gli equipaggi delle dragamine svolgeranno compiti di supporto nella ricerca delle mine per il dispiegamento delle forze della flotta del Caspio e la difesa contro gli attacchi anti-sottomarino e sabotaggio, sostanzialmente le navi si eserciteranno a cercare mine usando le reti da traino, distruggendole poi con le armi di bordo.
Nei prossimi giorni, i gruppi navali russi nel Mar Nero effettueranno azioni congiunte, condurranno simulazioni di duello navale e simulazioni di difesa da attacco aereo.
Attualmente tutte le cinque flotte della marina russa sono attive in una serie di esercitazioni nelle rispettive aree di competenza, tali esercitazioni riguardano nel complesso 140 unità, cui si aggiungono 60 aerei e 10mila soldati.
A detta del ministero della Difesa russo tali esercitazioni sono volte a “proteggere gli interessi nazionali russi, nonché a contrastare le minacce militari alla Federazione Russa dai mari e dagli oceani che bagnano la Russia”.
Le esercitazioni riguardano anche la Siria, in cui al momento nel porto di Tartus trovano molo ben sei navi d’assalto anfibio delle classi “Ivan Gren” e “Ropucha”, queste provenienti dalla flotta del mare del nord e dalla flotta del pacifico, alle quali si sono poi aggiunte diverse altre unità navali, tra cui l’incrociatore lanciamissili pesante “Varyag” della classe Salva, classe cui appartiene anche il “Marshal Ustinov”, entrato nel mediterraneo lo scorso 6 Febbraio e che dal 19 marzo è impegnato in attività non specificate nel Mediterraneo centrale a sud di Creta.
Le sei unità d’assalto anfibio, che al momento si trovano a circa 1800 Km di navigazione dal Bosforo, al loro ingresso nel Mediterraneo, hanno dato più di qualche perplessità agli analisti occidentali, in quanto qualora fossero inviate nel Mar Nero, unendosi alle tre unità classe “Tapir” ed alle quattro unità classe “Ropucha” in servizio con la flotta del Mar Nero, potrebbero portare su suolo Ucraino almeno 6200 fanti di marina con circa 260 veicoli corazzati, ovviamente il numero può variare a ribasso in funzione del numero di Carri Armati imbarcati, in virtù del maggiore peso e del maggiore ingombro di questi.
È inutile ricordare che le esercitazioni navali russe arrivano in mezzo a tensioni tra Russia e Nato senza paragoni nella storia contemporanea, sembra poi che malgrado l’annuncio di martedì scorso, del parziale ritiro russo delle truppe dal confine bielorusso dell’Ucraina, su cui proprio il ministro della difesa della Bielorussia Viktor Khrenin ha affermato che non vi sarà più seguito, a suo dire per via delle crescenti tensioni nella regione ucraina contesa del Donbas e “in connessione con l’aumento dell’attività militare vicino ai confini esterni di Russia e Bielorussia”, notizia che in ogni caso aveva sollevato un generale scetticismo da Kiev a Washington.
Tra l’altro l’annuncio del ritiro di una parte delle truppe dal confine ucraino è stato poi seguito da quello del test di alcuni (più e meno nuovi) sistemi strategici russi, sicuramente non disponibili ancora in grandi numeri, ma in ogni caso tutti ipersonici, questi test sono stati avviati da Putin in dolce compagnia di Lukašėnka, forse in vista di una prossima vendita proprio alla Bielorussia del vettore balistico ipersonico a corto raggio Iskander-E (9K720), o forse per mostrare con un semplice rebus che prossimamente Putin potrà mettere sul piatto della trattativa anche un dispiegamento di vettori balistici a corto e medio raggio in Bielorussia, dai quali potrebbe tenere sotto scacco tutta l’Europa centro-orientale.
In generale vie è un timore da parte dell’Ucraina che da queste esercitazioni possa scaturire un blocco navale, preludio ad un’invasione, sebbene per il momento non sembra che alle esercitazioni stiano partecipando le unità maggiori.