Russia. Gazprom: futuro incerto

di Giuseppe Gagliano –

Il colosso russo Gazprom, gigante dell’energia e protagonista delle politiche energetiche globali, si trova in una fase di ristrutturazione e crisi finanziaria senza precedenti, causata dalla combinazione di sanzioni internazionali, calo delle esportazioni verso l’Europa e nuove pressioni sui suoi principali mercati di riferimento, Cina e India.
Gazprom ha annunciato il licenziamento di 1.600 dipendenti amministrativi presso la sede di San Pietroburgo, un provvedimento dettato dalla necessità di affrontare la drastica riduzione delle entrate legate alla chiusura del flusso di gas verso l’Europa attraverso l’Ucraina. La decisione di Kiev di non rinnovare l’accordo di transito ha portato allo stop delle forniture già a gennaio 2025, con una perdita stimata di circa 5 miliardi di euro, pari al 6% del fatturato della compagnia.
Il 2023 ha segnato un momento critico nella storia della società, con Gazprom che ha registrato la sua prima perdita annuale dal 1999, pari a 7 miliardi di dollari, aggravata da un elevato monte stipendi che solo a San Pietroburgo ammontava a 486 milioni di dollari.
La Russia si trova ora a fronteggiare nuove e più dure sanzioni imposte dagli Stati Uniti, che hanno colpito Gazprom Neft, Surgutneftegas e ben 183 navi cisterna utilizzate per il trasporto di petrolio verso Cina e India. L’impatto di queste misure si è già manifestato, con il blocco da parte di Pechino di tre navi cisterna dirette in Cina, portando alla perdita di oltre 2 milioni di barili di greggio destinati al mercato cinese.
Questa situazione potrebbe spingere Cina e India, i due principali acquirenti di energia russa, a diversificare le loro fonti di approvvigionamento, minacciando ulteriormente la stabilità economica di Mosca. I precedenti bandi USA contro 39 petroliere russe avevano già determinato la cessazione dell’attività per 33 di queste, segnale di quanto sia concreta la possibilità che Mosca perda due mercati chiave.
Un ulteriore fronte critico riguarda la Serbia, dove Gazprom detiene quasi il 60% delle quote della compagnia petrolifera Nis. Gli Stati Uniti hanno imposto a Belgrado di ridurre questa quota a zero entro il 12 marzo 2025, pena il deterioramento delle relazioni strategiche con Washington. Questo scenario mette il presidente serbo Aleksandar Vučić in una posizione delicata: scegliere tra il mantenimento dell’alleanza con Mosca o rafforzare i legami con l’Occidente e l’Unione Europea.
Il futuro di Gazprom è appeso a un filo, con l’azienda che rischia di perdere rilevanza economica e geopolitica. La combinazione di sanzioni occidentali, crisi dei mercati asiatici e pressioni nei Balcani potrebbe rappresentare un duro colpo per il Cremlino, che vede nel settore energetico il pilastro della propria influenza globale. Le prossime settimane saranno decisive per determinare se Mosca riuscirà a mantenere il suo ruolo di potenza energetica o se, al contrario, dovrà ridimensionare le proprie ambizioni.