Russia. Impiego delle armi italiane, il no quasi unanime dei partiti italiani

di Alessio Cuel

Sull’invio di armi all’Ucraina, in risposta all’aggressione russa del febbraio 2022, ci sono posizioni diverse tra i vari partiti. Sembra esserci al contrario unità d’intenti per quanto riguarda il loro impiego in territorio russo.
È quanto emerge dalle dichiarazioni degli ultimi giorni di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, e di Antonio Tajani, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri. Entrambi paiono convergere sull’esigenza sì di supportare l’Ucraina, senza però che ciò sfoci in un conflitto dell’Italia (o peggio, dell’Unione Europea) contro i russi.
A sostegno dell’impiego di armi italiane in territorio russo, ad oggi, pare essere rimasta solo Azione. Carlo Calenda, segretario del partito, ha attaccato su X proprio la leader democratica, giudicando la sua posizione in merito al conflitto ucraino come “totalmente sovrapponibile” rispetto a quella della Lega e del Movimento 5 Stelle.
Di tenore diverso rispetto al clima politico che si respira in Italia sono le tesi sostenute da Josep Borrell, vicepresidente della Commissione europea nonché Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza (Pesc).
“Penso che sia ridicolo affermare che consentire il targeting all’interno del territorio russo significhi essere in guerra contro Mosca. Non siamo in guerra contro Mosca, penso che sia ridicolo dirlo. Sosteniamo l’Ucraina. L’Ucraina viene attaccata dal territorio russo e, secondo il diritto internazionale, può reagire attaccando i luoghi da cui viene attaccata. Quindi non c’è niente di strano in questo. Si può essere d’accordo o meno, ma se alcuni stati membri lo fanno non si entra in guerra contro Mosca”, ha dichiarato Borrell durante il meeting informale dei ministri della Difesa europei di venerdì scorso.