Russia. La spy story del caso Dugina: quando la realtà supera la fiction!

di Ciro Maddaloni * –

In un attentato a Mosca il 20 agosto è stata uccisa Darya Dugina, giornalista, opinionista e sostenitrice di Putin ma, soprattutto, figlia di Alexander Dugin, l’ideologo di Vladimir Putin, ossia colui che ha ispirato lo Zar ad intraprendere la guerra contro l’Ucraina.
Come nella fiction due giorni dopo l’attentato, i sistemi informativi russi hanno già diffuso le immagini che proverebbero il coinvolgimento in questo attentato di Natalia Vovk, presunta agente dell’intelligence Ucraina. Anzi hanno diffuso le immagini dei suoi documenti di agente, ma facendo l’errore nel metterle una divisa che non è quella dei servizi della brigata Azov cui si afferma essa appartenga.
I servizi di sicurezza russi dicono che Natalia Vovk, spia ucraina, esponente di spicco della brigata Azov, è entrata in Russia dalla regione del Donetsk in compagnia della figlia 12enne per non destare sospetti, il 23 luglio (occhio alle date!), cioè quasi un mese prima di compiere l’attentato. Certamente le sarà servito quasi un mese per trovare gli esplosivi e per preparare con cura questo attentato.
In questo mese di permanenza a Mosca la Vovk ha avuto modo di affittare un appartamento proprio nel palazzo dove viveva la Dugina e i servizi russi neanche a dirlo avevano filmato la donna ucraina che entrava nel palazzo.
I servizi russi hanno anche filmato la Vovk che ha affittato un’auto e che con grande facilità ha cambiato targa all’auto ben 3 volte (ci sono le foto) in pochi giorni.
Cosa dimostra tutto questo? Questo dimostra inequivocabilmente che i servizi di sicurezza russi sono nulli, totalmente inutili perché se questo fosse successo in Italia certamente le nostre forze dell’ordine avrebbero subito fermato quest’auto che andava in giro con 3 targhe diverse.
In Italia avrebbero controllato con cura una persona, già nota e segnalata come potenziale spia, che va in giro per il Paese senza un apparente motivo.
Invece in Russia, Paese in cui i servizi segreti sanno tutto di tutti e forse anche di più, questo non è stato fatto. La Vovk è stata in giro quasi un mese, è riuscita a procurarsi gli esplosivi, è riuscita a piazzare gli esplosivi e con la stessa auto a cui continuava a cambiare targhe è riuscita persino ad uscire indisturbata dal Paese più blindato al mondo, dopo che hanno perquisito la sua auto senza problemi un giorno dopo aver commesso questo crudele attentato.
Quindi delle due l’una: o i servizi segreti russi non servono assolutamente a niente, oppure i servizi russi hanno montato questa fiction per coprire il loro lavoro. Anzi, avevano bella e pronti la soluzione e il colpevole.
Chi è stato in Russia, anche come semplice turista, propenderà per la seconda opzione. Chi ha avuto modo di soggiornare in Russia sa bene che se perde un capello questo viene accuratamente raccolto e viene conservato dai servizi di sicurezza russi per avere il DNA della persona. Chi è stato in Russia sa bene che non esistono luoghi non controllati da videocamere o da agenti in carne ed ossa che registrano tutti i movimenti delle persone. Infatti i servizi russi hanno filmato la Vovk in molteplici occasioni e in diversi giorni come risulta dal filmato da loro stessi diffuso; ma non hanno filmato la Vovk il giorno in cui è stato compiuto l’attentato perché in quel luogo le videocamere di sorveglianza quel giorno stranamente non funzionavano.
Si lascia intendere quindi che la Vovk, certamente con l’aiuto della figlia dodicenne, senza essere viste, hanno disattivato le videocamere della zona.
Riassumendo: i servizi di sicurezza russi hanno lasciato che una spia ucraina, nonché presunto membro della brigata Azov, nota ai servizi segreti russi, potesse circolare per un mese a Mosca e lavorare indisturbata a preparare, insieme alla figlia, un attentato di quelle dimensioni. Questo succede quando la realtà supera la fiction ed è successo evidentemente in questa occasione, dove una sola donna quarantenne, spia già nota ai servizi russi, è riuscita a commettere questo attentato ed è riuscita altresì ad uscire dalla Russia attraversando il confine con l’Estonia, certamente il luogo di transito più controllato dei confini russi.
Ecco perché questa storia affascina più delle fiction. Sarebbe un’ottima trama per un film di spionaggio che la dice lunga sulla fragilità e autoreferenzialità dei temibili servizi segreti di Mosca.

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.