Russia. Manifestazioni contro la corruzione, arrestato nuovamente Navalny

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A distanza di poco più di due mesi in diverse città della Russia si sono ripetute manifestazioni delle opposizioni contro la corruzione, a Mosca come a Novosibirsk, a Rostov sul Don, a Surgut, a Ulianovsk, a San Pietroburgo, tuttavia il leader Alexei Navalny non era presente in quanto poche ore prima della partenza dei cortei è stato arrestato sulla porta della sua casa della capitale.
Ne ha dato notizia la moglie Julia Bulk, ed il blogger è stato accusato di “ripetuta violazione delle norme sull’organizzazione delle manifestazioni” e di “resistenza a un ordine di un funzionario di polizia”.
Ed anche oggi, come nell’edizione del 26 marzo, centinaia di manifestanti sono stati fermati, almeno 750 persone a Mosca e 900 a San Pietroburgo. Arrestato anche il direttore del fondo anticorruzione di Navalny, Roman Rubanov, ma anche il noto attivista e politico liberale Ilya Yashin.
Dopo che Navalny è stato prelevato dagli agenti la protesta è acuita, con scaramucce tra i manifestanti e gli agenti.
La corruzione in Russia è una piaga verso la quale il presidente Vladimir Putin è sceso in campo di prima persona, tanto che nel novembre scorso è saltato il ministro dello Sviluppo economico Aleksej Ulijukajev, il quale avrebbe intascato una maxi-tangente da 2 milioni di dollari in cambio del via libera del governo alla privatizzazione della compagnia petrolifera Bashneft.
Navalny, che ha accusato pubblicamente il premier Dmitri Medvedev, non poteva partecipare alle proteste pubbliche su disposizione del tribunale che in passato gli aveva imposto restrizioni.
Nel febbraio 2015 aveva infranto il divieto di distribuire volantini contro Putin, per cui era stato anche allora arrestato, ma alle spalle ha un’infinità di condanne, puntualmente sospese, che lasciano pensare ad un accanimento nei confronti dell’oppositore politico: il 18 luglio 2013 lui e l’imprenditore Pyotr Ofitserov sono stati condannati a 5 anni di colonia penale per furto di legname, pena immediatamente sospesa; nel dicembre 2014 è stato condannato con il fratello Oleg e una condanna a tre anni e mezzo per frode e riciclaggio nell’affaire Yves Rocher, ma per lui la pena è stata sospesa; la stessa cosa vale per un’infinità reati, fra cui evasione dai domiciliari, finanziamento illecito dei partiti.
Eletto dall’assemblea congressuale alla carica di presidente del partito di opposizione Alleanza Popolare, formazione non presente nella Duma, alle elezioni di settembre 2013 ha corso per la carica di sindaco di Mosca ottenendo il 27,2% dei voti, ma è stato battuto dalla riconferma del fedelissimo di Putin, Segei Sobyanin (51,37%).