Russia. Muore per embolia il controverso Alexei Navalny

di Enrico Oliari

L’oppositore russo Alexei Navalny è deceduto a seguito di un’embolia all’età di 47 anni, mentre faceva una passeggiata nella colonia penale di Charp, situata nel Circondario autonomo Jamalo-Nenec. La Tass ha riportato che all’uomo sono state somministrate le cure d’emergenza, senza tuttavia successo.
Dal Cremlino il portavoce Dmitry Peskov ha riportato che “le autorità del penitenziario federale stanno compiendo le dovute verifiche”, avvertendo che “saranno i medici a fornire le cause del decesso”.
Navalny, idolatrato come un oppositore paladino della libertà nell’Unione Europea al punto da assegnargli il premio Shakarov, era in carcere per una serie di delitti che spaziavano dal furto di legname (accusato dal socio d’affari Pyotr Ofisterov) all’organizzazione di manifestazioni non autorizzate.
Per l’Unione Europea l’oppositore russo era perseguitato per le sue politiche ostili nei confronti del presidente Vladimir Putin, e nella comunicazione occidentale sempre il Cremlino sarebbe stato responsabile del tentato avvelenamento nel 2020.
In realtà Navalny, che con il suo partito “Russia Futuro” e le sue uscite xenofobiche e nazionaliste in passato era stato quanto di più lontano possa esserci dallo spirito europeo (sulla Crimea ebbe a dire che “non è un panino al prosciutto che si può restituire”, sull’Ossezia del Sud insultò apertamente i georgiani chiedendone l’espulsione) era stato condannato a tre anni di reclusione per appropriazione indebita nel quadro dell’inchiesta “Ives Rocher”, per essersi intascato 4,8 milioni di dollari delle donazioni alla Fondazione anti corruzione che dirigeva.