Russia. Navalny: Borrell vede Lavrov, la situazione è critica. Espulsi gli ambasciatori di Svezia, Polonia e Germania

di Enrico Oliari –

Le relazioni tra l’Unione Europea e la Russia non sono ancora ad un punto critico, ma poco ci manca. Dopo il caso Crimea, le aziende russe finanziate per invadere i social di messaggi “sovranisti” e le spie intercettate un po’ ovunque, al centro della diatriba c’è il caso Alexiei Navalny, il blogger e esponente dell’opposizione vittima di un tentato avvelenamento e arrestato una volta rientrato dalla convalescenza in Germania. Un arresto con condanna a due anni e mezzo di carcere per aver violato i termini della libertà condizionata concessagli nel quadro dell’inchiesta “Ives Rocher”, che lo vede accusato di appropriazione indebita per essersi intascato 4,8 milioni di dollari delle donazioni alla Fondazione anti corruzione che dirige. L’oppositore ha in realtà una lunga serie di condanne alle spalle che spaziano dal furto di legname all’organizzazione di manifestazioni non autorizzate, ma sia i suoi sostenitori che l’Unione Europea e gli Stati Uniti vedono dietro l’arresto un’azione politica e non giudiziaria.
Oggi il Pesc (Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea) Josep Borrell si è recato a Mosca dove ha incontrato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, un vertice a dir poco burrascoso, che ha portato l’esponente europeo ad affermare che “le relazioni con Mosca sono a un punto critico, ma siamo in collegamento”.
Come se non bastasse, davanti alle minacce di nuove sanzioni espresse da alcune cancellerie e vista la partecipazione di ambasciatori europei alle manifestazioni pro-Navalny, la Russia ha risposto espellendo gli ambasciatori di Svezia, Polonia e Germania.
In conferenza stampa, dove i giornalisti russi tenevano fin troppo le parti del governo, Lavrov ha risposto che la “situazione diplomatica fra i due blocchi, entrambi attori della regione euroasiatica, è ormai malsana”, e che “la Russia ritiene che l’Ue sia un partner inaffidabile, almeno in questa fase”. Per il ministro russo le ventilate sanzioni corrispondono “al ricorso sempre più spesso a restrizioni unilaterali che non hanno una base legittima”.
Borrel si è invece limitato ad un’imbarazzata posizione secondo cui “Abbiamo espresso profonda preoccupazione per la situazione di Alexei Navalny, abbiamo chiesto che sia liberato e che sia avviata un’inchiesta su cosa è successo. Noi rispettiamo al massimo la sovranità della Russia, ma i diritti umani e lo stato di diritto sono centrali per il futuro comune”. Il Pesc ha poi ribadito che al momento non vi sono sanzioni sul tavolo, neppure “da parte di nessuno degli Stati europei”, ma in questi giorni è stata la cancelliera Angela Merkel la prima ad esprimersi in proposito.
Borrell ha poi spiegato che “a marzo ci sarà il vertice nel quale si parlerà della relazione tra la Ue e la Russia e la mia visita qui serve anche alla preparazione di questo incontro”.
Vien da chiedersi tuttavia i motivo reale per il quale Bruxelles abbia a cuore il caso Navalny, dal momento che il politico non è mai stato sensibile ai diritti civili come ci si aspetterebbe da un filo europeista: è infatti a capo del suo movimento “Russia del Futuro”, ma il suo passato è abbastanza ondivago; nel 2007 ha fondato un movimento politico chiamato Narod (Popolo), noto per le posizioni profondamente xenofobiche, anti-immigrazione e nazionaliste; nel 2008, in occasione della guerra dell’Ossezia del Sud si è schierato con Mosca, insultando apertamente i georgiani e chiedendone l’espulsione dal paese; nel 2013 ha difeso sul suo blog i neonazisti russi autori di raid punitivi per un omicidio compiuto da un azero, puntando il dito contro “orde di immigrati regolari e clandestini”; dichiaratamente contro l’annessione della Crimea, nel 2020 si è schierato con i manifestanti anti-regime in Bielorussia.