Russia. Navalny condannato a 3 anni e mezzo

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Tornato in patria reduce dalla convalescenza in Germania a seguito del tentato avvelenamento, il blogger e oppositore Alexei Navalny è stato arrestato per aver violato i termini della libertà condizionata concessa all’oppositore nel quadro dell’inchiesta “Ives Rocher”, che lo vede accusato di appropriazione indebita per essersi intascato 4,8 milioni di dollari delle donazioni alla Fondazione anti corruzione che dirige.
Navalny ha alle sue spalle una lunga serie di condanne che spaziano dal furto di legname all’organizzazione di manifestazioni non autorizzate.
Oggi il tribunale ha condannato Navalny a tre anni e mezzo di carcere per aver violato la libertà condizionata e per aver organizzato manifestazioni di protesta non autorizzate, una pena vista dall’Ue e da altri attori internazionali come politica: mentre Berlino propone nuove sanzioni alla Russia, l’Alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza dell’Ue (Pesc) Josep Borrell ha affermato che “l’Unione Europea considera la condanna inaccettabile poiché ha una motivazione politica ed è in contrasto con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani della Russia”.
Dopo i numerosi arresti alle manifestazioni pro Navalny in tutta la Russia, lo stesso blogger ha fatto sapere che oggi sono scattate le manette per almeno 1.380 persone.
Navalny non poteva non violare i termini di custodia cautelare, visto che è stato portato in Germania quasi morente, altresì va detto che anche il sostegno dell’Unione Europea si basa più su motivi politici in chiave anti-russa che sulla difesa dei diritti civili.
Navalny infatti non ha mai fatto mistero della sua xenofobia e del suo odio per i migranti, sentimenti ben in contrasto rispetto ai valori europei: nel 2007 ha fondato un movimento politico chiamato Narod (Popolo), noto per le posizioni profondamente xenofobiche, anti-immigrazione e nazionaliste; nel 2008, in occasione della guerra dell’Ossezia del Sud si è schierato con Mosca, insultando apertamente i georgiani e chiedendone l’espulsione dal paese; nel 2013 ha difeso sul suo blog i neonazisti russi autori di raid punitivi per un omicidio compiuto da un azero, puntando il dito contro “orde di immigrati regolari e clandestini”; opportunamente diventato filoeuropeista, si è dichiarato contro l’annessione della Crimea e con i manifestanti anti-regime in Bielorussia.