Russia. Navalny, ‘tornerò in patria’, ma c’è il rischio di arresto

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Il blogger e leader dell’opposizione Alewxei Navalny sta bene ed ha intenzione di tornare in Russia. Lo ha reso noto lo stesso Navalny indicando come data il 17 gennaio, “tornerò in patria su un volo della compagnia Pobeda”, anche perché “non me ne sono andato. Sono finito in Germania in un reparto di terapia intensiva”.
Il noto oppositore era avvelenato lo scorso 20 agosto con l’agente nervino Novichok, lo stesso usato per Skripal: era stato colto da un malore sul volo che da Tomsk, in Siberia, doveva portarlo a Mosca, poco dopo aver avuto un tè presso il bar dell’aeroporto di partenza. Il volo era poi atterrato a Omsk, e da lì il 44enne Navalny era stato portato in Germania su richiesta dei parenti. La presenza del Novichok nel sangue era stata accertata dal laboratorio dell’esercito tedesco, ma Navalny aveva reso noto, dopo essersi spacciato nel corso di una telefonata per un tal Maksim Ustinov (un alto ufficiale del Fsb), che il veleno era in realtà stato messo negli slip e non nel tè.
Il viaggio di Navalny a Mosca potrebbe tuttavia sfociare in un arresto, dal momento che il Servizio penitenziario federale ha presentato un ricorso per chiederne il fermo in quanto avrebbe violato i termini della libertà condizionata concessa all’oppositore nel quadro dell’inchiesta “Ives Rocher”. Il blogger è infatti accusato di appropriazione indebita per essersi intascato 4,8 milioni di dollari delle donazioni alla Fondazione anti corruzione che dirige.
A seguito dei fatti l’Unione Europea ha imposto sanzioni interdicendo a sei cittadini russi e a un’istituzione scientifica la possibilità di entrare nel territorio europeo o di svolgere attività. Tra loro il direttore del servizio di sicurezza federale Alexander Bortnikov, il primo vice capo di stato maggiore dell’amministrazione presidenziale russa Sergey Kiriyenko e l’inviato presidenziale del distretto federale siberiano Sergey Menyaylo.
Mosca ha introdotto misure simmetriche.