di Giuseppe Gagliano –
L’incontro segreto tra il presidente russo Vladimir Putin e l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu, recentemente emerso, evidenzia dinamiche interne significative nel panorama politico russo. Sebbene non fosse stato reso pubblico, il colloquio ha trattato argomenti cruciali per il futuro del cosiddetto “clan Shoigu”. La rassicurazione di Shoigu a Putin sulla sua non ambizione politica e la richiesta di protezione per la sua cerchia rivelano un delicato equilibrio di potere all’interno del Cremlino.
Il consenso di Putin a mantenere alcune posizioni chiave, come quella del capo della regione di Mosca Andrei Vorobiev, e la promessa di limitare le conseguenze per alcuni funzionari del ministero della Difesa a semplici dimissioni, segnala un compromesso strategico. Questo accordo riflette la volontà di Putin di evitare ulteriori destabilizzazioni interne, garantendo una certa continuità e stabilità all’interno delle strutture di potere. Tale mossa può essere interpretata come un tentativo di mantenere l’unità tra le diverse fazioni politiche e militari del paese, prevenendo potenziali fratture che potrebbero indebolire il suo controllo. Sul piano geopolitico l’iniziativa si intreccia con le sfide esterne che la Russia sta affrontando, dalla pressione internazionale alle sanzioni economiche, necessitando quindi di un fronte interno coeso e stabile. La capacità di Putin di gestire le richieste interne e mantenere un controllo saldo sugli apparati statali è fondamentale per la sua strategia di lungo termine, volta a preservare la sua leadership e influenzare gli equilibri globali.