Russia. Putin, ‘sospendiamo il New Start’. L’escalation si alza alla minaccia nucleare

Il cinese Wang incontra Lavrov a Mosca, ‘insieme per il multipolarismo’.

di Enrico Oliari

Mentre la pasionaria italiana Giorgia Meloni andava a Kiev per garantire a Volodymyr Zelensky l’impegno italiano per “l’integrazione dell’Ucraina con l’Alleanza Nord Atlantica”, che è uno dei motivi principali alla base dell’”operazione speciale” di Vladimir Putin, cioè della guerra, il presidente russo ha affermato nel suo discorso alla nazione la sospensione unilaterale del New Start, il trattato sulla riduzione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Federazione Russa a Praga l’8 aprile 2010.
Esso fissa dei limiti sul numero di armi nucleari che Stati Uniti e Russia possono detenere, cioè 1.550 tra testate e bombe nucleari e 800 vettori nucleari (sottomarini e missili intercontinentali, bombardieri…), e rappresenta un rinnovo dei precedenti seguiti alla fine della Guerra Fredda.
La riduzioni degli armamenti nucleari aveva comportato con il New Start il 74 percento in meno delle armi detenute rispetto allo Start 1 del 1991 e il 30 percento rispetto al Sort (Trattato di Mosca) del 2002.
Nel suo intervento Putin ha parlato ancora una volta dell’allargamento della Nato a est per piazzare basi militari nemiche sotto i confini russi, la “nazificazione” dell’esercito ucraino e gli attacchi al Donbass russofono in corso dal 2014, tuttavia rispetto alla retorica fin qui usata il presidente russo si è spinto oltre puntando il dito contro il proposito degli occidentali di volere la “cancellazione” della Russia, ovvero di infliggere ai russi “una sconfitta strategica”: “vogliono eliminarci per sempre”.
Da questo momento la guerra di Putin viene quindi ad essere difensiva, per cui teoricamente senza esclusione di colpi: mentre l’occidente continua ad armare Volodymyr Zelensly, con Meloni che a Kiev gli ha promesso ancora armi difensive (ma si parla già di missili a lunga gittata e persino di caccia), il presidente russo mette lì la minaccia nucleare, pur puntualizzando che ”noi non useremo (le armi nucleari) mai per primi. Tuttavia se lo faranno gli Stati Uniti dobbiamo essere pronti: non deve venir meno la parità strategica”.
Difficilmente si arriverà ad una vera e propria guerra nucleare, tuttavia è un dato di fatto che è in corso un’escalation che nessuno sembra essere interessato a fermare, anche perché sono molti gli interessi in gioco, ed i 150 miliardi di dollari in armi dati in un anno dall’occidente all’Ucraina da qualche parte sono finiti.
Tuttavia in una guerra dove l’Ucraina è solo il terreno di scontro di un conflitto più grande, la prima vittima è l’ordine mondiale monopolare di cui l‘occidente ha beneficiato fino ad oggi. Difatti, incontrando a Mosca il collega Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri cinese Wang-Yi ha affermato che “nonostante il cambio repentino della situazione internazionale, Cina e Russia sono impegnate con convinzione per la formazione di un mondo multipolare, ovvero per la costruzione del multipolarismo”.
Tradotto significa che le sanzioni dell’occidente alla Russia non hanno funzionato, ed anzi hanno costretto il paese a guardare altrove per i propri commerci e le relazioni internazionali e militari dando giocoforza vita nuovi poli con Cina e India (Brics): la vera bomba di Putin potrebbero essere miliardi di persone che vivano come se l’occidente non esistesse.