Russia. Putin stravince, potere assicurato fino al 2026

di Francesco Cirillo –

Una volta c’era Kim Il-sung, il “presidente eterno”. Oggi a governare in modo “eterno” sono diversi leader della scena politica mondiale, dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan, che con la riforma costituzionale di aprile si è assicurato il potere fino al 2029, alla cancelliera tedesca Angela Merkel, ormai al quarto mandato, al presidente cinese Xi Jinping, per il quale congresso e parlamento hanno eliminato il numero di mandati e le cui tesi sono iscritte nella Costituzione al parti di Mao e di Deng Xiaoping.
Vladimir Putin, il presidente – zar di tutte le Russie non poteva essere da meno, ed anche lui inaugura con il voto di oggi il suo quarto mandato: come ci si aspettava, Putin ha stravinto le elezioni presidenziali della Federazione Russa con il 76% delle preferenze, una maggioranza quasi bulgara che gli ha permesso di schiacciare candidati di facciata ed oppositori messi lì giusto per far vedere che anche da quelle parti la democrazia c’è e funziona.
L’unico oppositore serio, l’avvocato-blogger Alexei Navalny, è stato escluso dalla competizione elettorale a causa di una passata (e dubbia) condanna per furto di legame risalente al 2013, ma va detto che Putin continua comunque ad essere amato dai russi, perlomeno da quel 65 per cento di elettori che si è recato alle urne. A conti fatti, si direbbe da un russo su due.
Putin è in fatti riuscito a ridare alla Russia il ruolo di potenza mondiale con capacità di affermarsi laddove sussistono gli interessi, come in Siria; si è preso la Crimea con un colpo di mano, che visto dal di dentro appare come una mossa astuta, e non è un caso se le elezioni si sono svolte il 18 marzo, anniversario dell’annessione della penisola ucraina; è riuscito a contenere ed ad abbassare l’inflazione galoppante seguita all’abbassamento del costo del petrolio; al consiglio di sicurezza Onu, dove la Russia ha potere di veto, ha sempre mantenuto un atteggiamento fermo ma mai di chiusura, si pensi alla Corea del Nord; ed anche per la crisi diplomatica in corso con la Gran Bretagna per il caso Skipral ha tenuto una posizione simmetrica e non di rivalsa, espellendo 23 diplomatici come ha fatto Londra e quindi lasciando aperta la possibilità di una de-scalation.
Si è candidato alla presidenza come indipendente ma con l’appoggio esterno del suo partito, movimento che contribuito a creare, il “Russia Unita”. Ora governerà per altri sei anni, fino al 2024, dove non solo tenterà di mantenere saldo il potere politico ma anche quello di individuare all’interno del suo entourage o del suo (ex?) partito, colpito dagli scandali di corruzione che hanno macchiato l’immagine di Dimitri Medvedev, un degno successore da mettere al Cremlino.
I sei coraggiosi che Putin ha stracciato nella competizione elettorale sono il 57enne Pavel Grudinin, magnate delle fragole (per via delle vaste coltivazioni) e sostenuto dall’area comunista ma accusato dai media di possedere conti all’estero; Vladimir Zhirinovsky, 71 anni, considerato vicino al Cremlino, appoggiato dai liberaldemocratici della destra populista; Grigory Yavlinsky, 65 anni e del partito liberale Yabloko, considerato un occidentalista; il 57enne Boris Titov, liberale e a capo del Partito della crescita, a favore del business; Sergei Baburin, 59 anni, a capo dell’Unione Panrussa del popolo: in campagna elettorale proponeva che a ogni russo venissero dati 4 milioni di rubli (circa 150.000 dollari) come mezzo di compensazione una tantum per i reati di privatizzazione delle proprietà statali nei primi anni ’90; Ksenia Sobchak, 36 anni, proveniente dal monto della tv di intrattenimento ed unica donna in corsa: per quanto candidata dell’opposizione, il suo ruolo appariva più come la necessità di colorare la campagna con almeno una “quota rosa”, dal momento che lei è figlia di Anatoly Sobchak, sindaco di San Pietroburgo e vicinissimo a Putin; il comunista Maxim Suraikin, 39 anni, alternativa al Partito comunista russo e da questi accusato di essere una finta opposizione costruita dallo stesso Putin.
Presidente “eterno” anche Putin, quindi: è stato alla guida del paese dopo Boris Eltsin, dal 1999 al 2008; quindi premier (ma di fatto burattinaio di Medvedev), dal 2008 al 2012 (ma anche dal 1999 al 2000); poi di nuovo presidente, dal 2012 al 2018. E con oggi per altri sei anni.