Russia-Ucraina: l’UE deve mettere fine alla follia della guerra

di Ciro Maddaloni

Purtroppo sentiamo parlare sempre con più insistenza di possibili ulteriori drammatiche escalation della guerra in Ucraina. L’andamento espansivo è la conseguenza del fatto che i russi hanno subito finora nella guerra in Ucraina perdite ingentissime di uomini (si parla di oltre 58 mila morti), di mezzi militari e di materiale bellico. Con l’inverno in arrivo inoltre non è chiaro come i russi possano mantenere i territori occupati all’inizio del conflitto. Zone che sono sempre più sotto attacco da parte delle forze armate ucraine, riuscite in pochi giorni a riconquistare ampie porzioni dei territori occupati dai russi.
Con l’arrivo dell’inverno, infatti, i poveri militari russi saranno tagliati fuori dai rifornimenti e con poche vie di fuga, potranno solo arrendersi alle forze ucraine. Difficile pensare che possano resistere ai rigori dell’inverno con attrezzature fatiscenti e scarsità di cibo. In queste condizioni le forze patriottiche ucraine è ragionevole pensare che avranno gioco facile a riprendersi tutti i territori oggi conquistati dalle forze d’invasione.
Intanto in seguito alla mobilitazione generale annunciata dal Cremlino, in tutto il Paese sta montando ovunque, anche nei territori più periferici, un’opposizione sempre più visibile da parte delle famiglie verso il regime e chi lo rappresenta, perché temono che i propri cari possano essere inviati al massacro in Ucraina.
Da qualche giorno poi si assiste anche a un crescente esodo di massa di giovani in età di leva, sempre più demotivati e contrari all’aggressione, e di intere famiglie verso i Paesi limitrofi che ancora tengono i confini aperti con la Russia. Si stimano in oltre 200 mila i russi che stanno espatriando. Questo ovviamente rende sempre più difficoltoso per i centri di reclutamento dell’esercito di reperire forze nuove per continuare a mantenere il contingente militare in Ucraina.
Proprio per questo i “falchi” nell’entourage di Putin minacciano di utilizzare armi nucleari tattiche per poter mantenere il controllo sui territori occupati all’inizio dell’offensiva lanciata contro l’Ucraina.
A questa minaccia sembrano dare molto credito i servizi segreti statunitensi, mentre da parte di altri analisti europei si mantiene un atteggiamento più cauto rispetto al fatto che Putin ed i suoi siano così dissennati da fare ricorso all’uso di armi nucleari in Ucraina.
Gli analisti più attenti chiariscono che un’eventuale escalation nucleare costringerebbe la NATO ad intervenire nel conflitto e questo non è auspicabile né per l’Europa né per la Russia.
Già provata da lunghi mesi di conflitto in Ucraina, la Russia non avrebbe né gli uomini né i mezzi bellici necessari per contrastare una reazione della NATO.
Le difese russe a corto di mezzi e uomini verrebbero spazzate via in pochi giorni dalla superiorità militare delle forze “fresche e ben equipaggiate” della NATO.
Che fare quindi? L’Europa dovrebbe cercare di riprendere il dialogo con la Russia per far capire chiaramente che non ci saranno né concessioni né tentennamenti da parte europea ad una ulteriore escalation del conflitto. Una guida autorevole europea deve mettere in chiaro che la sola opzione negoziale è quella di una cessazione immediata del conflitto in Ucraina ed il ripristino dei confini ucraini com’erano prima dell’invasione russa del 24 febbraio.
Successivamente, si devono stabilire i danni di guerra e le responsabilità delle parti, perché quello che è successo non può essere considerato una goliardata.
Troppi morti inutili da entrambe le parti, e per gli ucraini sono stati più i civili che i militari uccisi, e troppa distruzione non danno però la possibilità di chiudere “bonariamente” questa guerra.
I responsabili di entrambe le parti devono essere chiamati a rendere conto di questo disastro. Tutto questo deve essere fatto con urgenza per porre fine a questo dissennato massacro. Per fare ciò, servirebbero rappresentanti politici autorevoli, che si rechino a Mosca per trattare con Putin l’immediata fine del conflitto; per il bene della Russia e dell’Europa. Sempre che Putin nella sua follia accetti un dialogo, legandolo al ritiro delle restrizioni, i cui effetti in Russia si sanno facendo sentire sempre di più.
L’Unione Europea, insomma, non può lasciare lo strumento negoziale solo nelle mani di Erdogan o sperare nella negoziazione delle Nazioni Unite, organizzazione che è stata finora il grande assente in questo conflitto.
L’Unione Europea ed i leader attuali dovrebbero fare un bagno di umiltà per invocare il coinvolgimento di quegli autorevoli personaggi politici europei che in passato sono sempre riusciti a gestire in modo proficuo le relazioni tra la Russia e l’Europa. Il coinvolgimento attivo di Angela Merkel, di Tony Blair, di Mario Draghi potrebbe contribuire a far ragionare Putin per riportare sui tavoli negoziali questa disputa con l’Ucraina sui territori contesi e per tracciare un percorso di rinascita delle relazioni sociali e la ricostruzione dei danni arrecati da questa folle guerra.

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.