Russia. Unicredit resta e aumenta i profitti

di Giuseppe Gagliano

La situazione di UniCredit in Russia, con un incremento del 21,4% nei profitti derivanti dalle attività in questo Paese nel primo semestre del 2024, riflette un quadro complesso di sfide e opportunità politiche. Nonostante le tensioni geopolitiche tra l’Europa e la Russia, UniCredit è riuscita ad aumentare i suoi profitti, il che potrebbe indicare una forte domanda di servizi finanziari da parte dei clienti russi o una gestione efficiente delle operazioni locali. Tuttavia la significativa riduzione del portafoglio di prestiti ai clienti russi del 46%, e una diminuzione del 18% nei depositi dei clienti russi, suggeriscono una prudenza strategica della banca nell’esposizione diretta al mercato russo. Questo potrebbe essere visto come una mossa per limitare i rischi associati alle sanzioni internazionali o a potenziali instabilità economiche e politiche in Russia.
Politicamente la presenza continuata e profittevole di UniCredit in Russia potrebbe essere interpretata in modi diversi. Da un lato potrebbe attirare critiche da parte di quei settori che vedono i legami economici con la Russia come problematici, specialmente alla luce delle sanzioni internazionali e delle tensioni geopolitiche. Dall’altro il successo finanziario potrebbe essere visto come un esempio di pragmatismo economico, dove gli interessi commerciali prevalgono sulle pressioni politiche.
UniCredit dovrà navigare con attenzione tra le aspettative degli stakeholder europei, che potrebbero essere preoccupati per le implicazioni etiche e politiche di fare affari con la Russia, e la realtà di un mercato russo che continua a offrire significative opportunità di profitto. La capacità della banca di gestire questi aspetti determinerà in gran parte la sua reputazione e stabilità futura nel contesto geopolitico attuale.
Dopo la confisca a maggio di 463 milioni di euro in immobili da parte del governo russo quale misura simmetrica alle azioni sanzionatorie europee, i vertici di Unicredit hanno deciso di mantenere la presenza in Russia al punto da presentare un ricorso alla Corte di giustizia europea contro le pressioni esercitate da Bruxelles e dagli Usa volte a far uscire l’istituto dal paese.