Russia, violente proteste anti-Putin

C’è lo zampino di Navalny

di Gianluca Vivacqua –

Da Mosca a San Pietroburgo fino al cuore della Siberia (Tomsk, Barnaul, Chelyabinsk, Krasnoyarsk). Secondo Bloomberg sono 90 le città russe dove, quasi simultaneamente, sono scoppiati ieri dei moti di piazza anti-putiniani. A cui le forze dell’ordine hanno risposto, come da copione, con violente repressioni e arresti. Una nuova marea di arresti, dopo l’ultima, abbastanza recente, dell’autunno dell’anno scorso: secondo l’Ong Ovd-Info sarebbero circa 1607 in tutta la Russia. Più che con i fatti di ottobre, però (quando gli arrestati furono in tutto 250, fonte indexofcensorship.org), il confronto andrebbe istituito con quelli di marzo: un anno fa a finire in manette furono tra i 1660 e i 1800 partecipanti a una protesta anti-corruzione. Ovviamente, occorre dire che il bilancio di sabato su questo fronte non è ancora del tutto definito.
“Per noi non è lo zar”. Quando mancano settantadue ore al suo insediamento per il quarto mandato da presidente, Vladimir Putin, rivotato a marzo con maggioranza bulgara (76,69% delle preferenze), deve ancora una volta fare i conti con il contrasto stridente tra il consenso numerico e il gradimento reale. A distanza di pochi giorni dalle proteste per il blocco di Telegram, i russi sono tornati in piazza. Furenti e in maggior numero. E stavolta c’era anche un’organizzazione centrale.
Quasi tutti i cortei di sabato non erano stati autorizzati, e questo sembra spiegare l’intervento drastico della polizia. Non lo era quello di Mosca, dove sono state fermate 704 persone. E non lo era quello di San Pietroburgo, dove gli arresti, invece, sono stati 229. Riecco Alexei Navalny per le strade della capitale: è lui, con il suo movimento, il regista di questa nuova giornata di disordini. Sempre lui, la vera spina nel fianco di Putin. Il suo ultimo arresto risaliva, ovviamente, all’autunno dell’anno scorso. Era stato colto nel mezzo di una manifestazione di protesta abusiva, da lui promossa. L’ennesimo soggiorno dietro le sbarre non è valso a troncare il suo progetto: ha ripreso esattamente dove era stato interrotto l’ultima volta. E ha promosso una nuova ondata di proteste abusive.
Navalny non è l’unico arresto eccellente moscovita: oltre al blogger, che la polizia ha trascinato di peso fuori dal corteo, ci sono anche cinque giornalisti di opposizione. C’è Oksana Gandziuk che lavora per la tv Dozhd; ci sono Ilia Gorshkov e Aleksandr Antiufeev, del Daily Storm (che non dovrebbe avere parentele col quasi omonimo giornale neo-nazista). Poi c’è un fotoreporter di Novaia Gazeta, Mikhail Grebenshikov: questa notizia è confermata da radio Eco di Mosca. Radio Liberty, infine, aggiunge alla lista una sua collaboratrice. Per quanto riguarda più in particolare Gorshkov,c’è da dire che aveva già avuto a che fare con la polizia ad ottobre: il suo nome risulta tra quelli dei fermati nel corso di una manifestazione per la libertà di stampa.

Allexei Navalny. (Foto Twitter).