di Alberto Galvi –
La commissione elettorale di São Tomé e Príncipe ha decretato che alle elezioni presidenziali Carlos Vila Nova del partito ADI (Independent Democratic Action) è arrivato primo al turno di domenica 18 luglio con oltre il 39 per cento dei voti.
Si erano presentati diciannove candidati a contendersi la carica di presidente come successore di Evaristo Carvalho del partito ADI, presidente dal 2016, che ha deciso di non ripresentarsi.
L’arcipelago di circa 210mila abitanti situata nel Golfo di Guinea si è aperto a un sistema multipartitico nel 1991, dopo 15 anni di governo monopartitico di un regime marxista seguendo un modello visto in altre ex colonie portoghesi.
Nonostante diversi tentativi di colpo di Stato, la democrazia parlamentare è ancora forte. L’Assemblea nazionale è composta da 55 membri che rimangono in carica per un mandato di 4 anni.
L’ADI ha attratto la più grande quota di voti nelle recenti elezioni parlamentari e presidenziali, rendendo Vila Nova il favorito di queste elezioni. Tuttavia se dovesse vincere al ballottaggio, dovrà affrontare un parlamento ostile guidato da Jorge Bom Jesus del MLSTP-PSDI (Movement for the Liberation of São Tomé and Príncipe-Social Democratic Party), che ha mosso accuse di corruzione contro quel partito.
Al secondo posto si è piazzato Guilherme Posser da Costa. Il candidato è stato primo ministro dal 1999 al 2001 e in questa tornata elettorale è arrivato secondo con quasi il 21 per cento dei voti. Il ballottaggio si terrà l’8 agosto. Il primo ministro è nominato dal presidente, mentre i membri del consiglio dei ministri sono proposti dal primo ministro.
Entrambi i candidati sostengono le continue relazioni con la Cina e quindi una probabile continuazione di significativi investimenti cinesi nel paese africano, che è dipendente dagli aiuti internazionali per il 90 per cento. L’economia del paese si regge su settori come agricoltura di sussistenza, pesca e turismo, ed esporta cacao e caffè.
