Scozia. Sturgeon mira all’indipendenza. E a rimanere nell’Ue

di Guido Keller

Nonostante i referendum per l’indipendenza persi, la premier Nicola Sturgeon vuole approfittare della Brexit per staccare la Scozia dal Regno Unito.
Va premesso che difficilmente Londra darà il suo placet ad un’ipotesi secessionista, vuoi per le risorse petrolifere del nord, ma non è la prima volta che Sturgeon, forte di quel 62% di “remain” al referendum del 2016, minaccia una nuova consultazione elettorale che, proprio per l’europeismo marcato che si respira a Edimburgo, potrebbe trasformarsi in un “leave”… dal Regno Unito.
Nel suo discorso di fine anno la premier scozzese non ha citato in modo palese il tema dell’indipendentismo, ma poi ha rimarcato a Bruxelles e a Londra che “La Scozia tornerà presto, Europa. Tenete la luce accesa”.
Ha poi preso carta e penna e scritto al Corriere della Sera sottolineando che “I valori fondanti dell’Unione Europea, la dignità della persona umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, sono i valori della Scozia”.
Ricordando poi i “230mila cittadini europei” trasferitisi in Scozia e le sfide comuni che accomunano la regione settentrionale della Gran Bretagna all’Ue, a cominciare dalla lotta ai cambiamenti climatici e al contrasto alla pandemia di coronavirus, Sturgeon ha fatto notare che a seguito del referendum del 2016 “il governo scozzese ha proposto un compromesso”, cioè “l’uscita del Regno Unito dalla Ue, ma la sua permanenza nel Mercato Unico”. Tuttavia “il governo britannico ha respinto tale compromesso senza pensarci, in quanto voleva, e tuttora vuole, una relazione più distante per ragioni che non è ancora stato in grado di spiegare”. E così “adesso ci troviamo ad affrontare una Brexit “dura” contro la nostra volontà, nel peggior momento possibile e nel bel mezzo di una pandemia e di una recessione economica”.
Nella lettera al Corriere della Sera Sturgeon ha sottolineato che “Il Regno Unito è formato dall’unione volontaria di nazioni, dove la Scozia ha un proprio ordinamento giuridico e scolastico a sé stante, nonché un governo e un Parlamento che si occupano di un ampio spettro di affari interni (…), ma come la Brexit ha messo chiaramente in luce, non di questioni come gli affari internazionali ed europei”.
“Tuttavia – ha insistito – per troppo tempo i governi del Regno Unito che si sono succeduti hanno portato la Scozia nella direzione sbagliata, raggiungendo l’apice con la Brexit”, e quindi “Non c’è da sorprendersi se così tante persone in Scozia ne hanno abbastanza”.
L’impegno di Sturgeon e del suo partito Snp è quindi quello di iniziare un percorso legale per arrivare ad un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia, la quale una volta riammessa alla famiglia europea potrebbe “essere un partner e un edificatore di ponti: ponti non soltanto per la costruzione di un’economia più solida e di una società più equa, ma anche per la facilitazione della comprensione tra l’Unione Europea e il Regno Unito”.