Se è la Corea del Nord a cercare la pace…

di C. Alessandro Mauceri

Ormai quasi non passa giorno senza che i principali media riportino qualche notizia allarmante circa la Corea del Nord: sotto gli occhi di tutti la corsa del “dittatore” nordcoreano verso il nucleare, i pericoli che ne conseguono per la pace nel mondo e la stabilità in tutta Asia, le sue provocazioni (come quella di far passare il missile testato sopra il Giappone) e le eventuali sanzioni delle Nazioni Unite. Pochi si prendono la briga di dire come sono andata (e come vanno) realmente le cose.
La verità è che la Corea del Nord ha ripetutamente offerto di bloccare il proprio programma nucleare ai paesi occidentali ricevendo in cambio un solenne rifiuto condito con la proliferazione della fornitura americana di armi armamenti e soldati (30mila soldati in 83 basi militari) alla Corea del Sud, paese con il quale non è mai stata firmata la pace.
Da tempo la Corea del Nord continua a ripetere di voler negoziare il proprio programma di armi nucleari, ma di non volerlo fare finché gli Stati Uniti continuano a minacciarla. A confermare che questa è la posizione dei nordcoreani anche Noam Chomsky che in una recente intervista ha ribadito che a gettare benzina sul fuoco non sono i nordcoreani ma gli Stati Uniti: sono loro che continuano a rigettare categoricamente tutte le proposte della Corea del Nord. E questo non da oggi ma da molto tempo: “C’è una proposta ignorata. È una proposta piuttosto semplice con l’obiettivo di congelare i sistemi missilistici nordcoreani, quella di accettare la loro offerta per farlo. Sembra semplice, hanno fatto una proposta – Cina e Corea del Nord – hanno proposto di bloccare i sistemi di missili nucleari nordcoreani e gli Stati Uniti lo hanno immediatamente rifiutato. Trump ha rifiutato proprio come ha fatto Obama un paio di anni fa”. Una richiesta nemmeno tanto strampalata se si pensa a quanto è avvenuto negli anni ’50 quando gli Stati Uniti d’America bombardano la Corea del Nord, distruggendo migliaia di fabbriche, 5mila scuole, mille ospedali, 600mila abitazioni e uccidendo il 20% della popolazione.
In realtà la Corea del Nord da molti anni continua a ripetere di essere pronta a fermare il proprio cammino verso il nucleare a patto che cessino le provocazioni. Come dimostra un recente articolo dell’AP in cui viene riportata la dichiarazione di uno dei delegati della Corea del Nord, Kim In-ryong, “Fintanto che la politica ostile e la minaccia nucleare degli Stati Uniti continua, la Dprk, non importa chi possa dire ciò, non metterà mai la sua deterrenza nucleare auto-difensiva sul tavolo delle trattative o indietreggiare di un centimetro nel cammino per rafforzare la forza nucleare statale”. In altre parole la Corea del Nord non dice di non volere la pace: dice di non volere eliminare il proprio programma di armi nucleari unilateralmente, o finché gli Stati Uniti continueranno a minacciarla.
Robert Carlin, analista e ricercatore presso il Centro per la sicurezza e la cooperazione internazionale dell’Università di Stanford e precedentemente capo della Divisione nordorientale dell’Asia nel braccio dell’intelligence del Dipartimento di Stato Usa, ha analizzato gli originali delle dichiarazioni rilasciate dai nordcoreani e ha detto che “Gli osservatori respingono come non significativo ciò che dicono i coreani del nord”, “Alcuni dicono che ciò che dice la Corea del Nord è semplicemente propaganda. Altre affermazioni sono scritte e modificate con molta attenzione e devono essere lette con molta attenzione”. Come ha osservato il noto filosofo e linguista Noam Chomsky, “La Dprk non avrebbe messo né le sue nucleare né i razzi balistici sulla tavola dei negoziati, né si avvicinerebbero nemmeno di un centimetro dalla strada di rafforzare la forza nucleare scelta da se stessa, a meno che non siano cessate decisamente le politiche ostili e le minacce nucleari statunitensi alla Dprk”. E a patto che gli Usa ritirino il Thaad, il sistema missilistico recentemente installato dagli Usa a Seongju, in Corea del Sud, nonostante le proteste dei residenti locali che ritengono che il potente sistema radar sia pensato non tanto per la Corea del Nord ma allo scopo di spiare la Cina.
La stessa dichiarazione del governo era stata rilasciata il 7 agosto dopo che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato nuove sanzioni sulla Corea del Nord. E poi il 22 agosto, alla conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo, quando il diplomatico nordcoreano Ju Yong-chol ha dichiarato che “Finché la politica ostile e la minaccia nucleare degli Stati Uniti rimangono incontestati, la Dprk non metterà mai la sua auto- deterrenza nucleare difensiva sul tavolo delle trattative”.
E a marzo 2017 la Cina aveva lanciato una proposta di conciliazione che prevedeva la sospensiva dei test nucleari nordcoreani in cambio dello stop delle attività militari americane e sudcoreane nel territorio. Una proposta respinta dagli Usa. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Mark Toner dichiarò che “gli Stati Uniti stavano cercando nuovi modi per convincerli, persuaderli, che è nei loro interessi”.
La “dittatura” della Corea del Nord da moltissimi anni, dichiara di essere pronta a rinunciare al suo programma di armi nucleari e di voler negoziare. Ma di volerlo fare negoziando ad un tavolo diplomatico e non subendo delle imposizioni giunte via posta. Come nel 2005, quando Stati Uniti e Corea del Nord dichiararono di aver accettato di “rispettare la sovranità l’uno dell’altro, e che esistono pacificamente insieme e prendono misure per normalizzare le loro relazioni”. (Chi volesse leggere una crono storia documentata dei colloqui e relativi fallimenti potrà visitare il sito http://www.38north.org/2017/08/lsigal082217/)
A cambiare da allora non è stato il comportamento della Corea del Nord ma quello degli Usa.
Importante anche il ruolo delle Nazioni Unite sulla vicenda. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha emesso una dichiarazione: “Il Consiglio di sicurezza, deciso nel suo impegno per una penisola coreana denuclearizzata, sottolinea l’importanza vitale di azioni immediate e concrete della Dprk per ridurre le tensioni nella penisola coreana e oltre”, si legge nella dichiarazione. Il Consiglio ha affermato di essere impegnata in una soluzione pacifica, diplomatica e politica della situazione. Lo stesso Consiglio che non avuto niente da dire sulla decisione degli Usa (e di molti altri paesi tra cui la Corea del Nord) di votare contro la messa al bando delle armi nucleari nei mesi scorsi.
Una notizia cui i media hanno dedicato poche righe concentrati come erano nel riportare parti dei discorsi di questo o quel rappresentante Nordcoreano che inneggiava alla guerra.