Senegal. Nella Casamance una ribellione ha ucciso oltre 5mila persone, 60mila gli sfollati

di Alberto Galvi

Nella regione meridionale del Senegal, la Casamance, una ribellione ha comportato la morte di oltre 5mila persone, tra cui centinaia a causa delle mine antiuomo, e costretto 60mila persone a sfollare. I combattenti della fazione Diakaye hanno ora accettato di deporre le armi.
La svolta arriva dopo diversi anni di trattative. La Casamance si trova in una parte del Senegal geograficamente quasi separata dal resto del paese per la presenza del Gambia. Circa 1,5 milioni di persone vivono nella regione.
Nonostante i numerosi tentativi di negoziare la pace, il conflitto continua da anni. Dopo la morte del suo leader, Augustin Diamacoune Senghor, nel 200, l’MFDC (Movimento delle Forze Democratiche della Casamance) è stato diviso in fazioni i cui membri ora si nascondono nelle fitte foreste. In questi giorni sembrano più impegnati nel lucroso commercio di legname che nel raggiungere l’indipendenza.
Amidou Djiba, che si presenta come l’attuale portavoce del MFDC, ha affermato che dall’inizio dei combattimenti, nel 1982, i presidenti senegalesi hanno impiegato diverse strategie nel tentativo di risolvere il conflitto. Segue anche la firma, nel marzo scorso, dell’Atto II dell’accordo di pace siglato tra lo Stato del Senegal e l’Iniziativa per la riunificazione dell’ala politica e militare del MFDC. Il negoziatore dello Stato sperava in una pace duratura.
La fazione Diakaye del MFDC, che ha scosso il sud del Senegal per più di 40 anni, ha accettato di porre giù le armi, riportando in una regione molto ricca la speranza di un definitivo ritorno alla pace.