Senegal. Via le statue dei colonizzatori, ‘estirpare la Massoneria’

di Guido Keller

C’è voglia di rompere con il passato anche in Senegal, come sta succedendo con le statue abbattute in questi giorni negli Usa: Alioune Ndoye, capo del municipio di Plateau, centro di Dakar, ha deciso di avviare una commissione fatta di esperti, urbanisti, artisti, sociologi e religiosi per cambiare il nome a diverse strade che ricordano il periodo coloniale.
La cosa si inserisce in un più ampio dibattito in Senegal per rimuovere statue e simboli delle autorità francesi che hanno governato il paese, specie di quelli che non hanno calpestato l’identità e i diritti della comunità locale, e ad abbattere a Saint Louis (capitale dell’allora Africa Orientale Francese) quella del controverso ex governatore Louis Faidherbe, per cui già si erano mobilitati intellettuali e politici, ci ha pensato di recente un forte folata di vento.
El Hadji Malick Ndiaye, sociologo e docente presso l’Università Cheik Anta Diop di Dakar, non da oggi chiede la rimozione definitiva della statua di Faidherbe, anche perché posta nei pressi di una scuola intitolata al leader religioso El Hadj Omar Tall, una delle vittime più illustri della repressione operata dal francese. Tuttavia Ndiaye ha insistito che sarebbe inutile togliere la statua di Faidherbe se contestualmente non viene colpita “la sua eredità più infestante”, cioè la massoneria. Intervistato per il quotidiano on line Dakaractu, Ndiaye ha affermato che “L’elenco dei senegalesi aderenti alla Massoneria dovrebbe essere finalmente reso pubblico. I massoni del Senegal e anche quelli presenti in altri paesi africani, come il Gabon e la Costa d’Avorio, dovrebbero uscire dai loro nascondigli”, dal momento che “Quello che impedisce oggi al Senegal di progredire non è una statua, bensì la Massoneria”.