Seoul – Tokyo, ancora al centro la disputa sul “GSOMIA”

di Elvio Rotondo –


La disputa politica e commerciale tra Corea del Sud e Giappone è legata a ferite non ancora sanate che risalgono a molti anni fa. I paesi sono due delle più grandi economie e giganti tecnologici del mondo e la controversia potrebbe avere anche implicazioni globali. Al centro ci sono le richieste della Corea del Sud al Giappone affinché paghi l’”adeguato” risarcimento per le atrocità commesse durante l’occupazione giapponese della penisola coreana dal 1910 al 1945.
Le due nazioni condividono una storia complicata e hanno combattuto a fasi alterne almeno dal VII secolo.
Una delle implicazioni riguarda l’ambito militare. Ultimamente gli Stati Uniti avrebbero esortato la Corea del Sud a mantenere il patto bilaterale di condivisione dell’intelligence con il Giappone (General Security of Military Information Agreement – GSOMIA), dopo che Seoul ha accennato (anche quest’anno) a non estenderlo a causa del peggioramento dei rapporti diplomatici con Tokyo.
Fonti stampa hanno riferito che un funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha affermato che le questioni di difesa e sicurezza “dovrebbero rimanere separate” dalle altre aree delle relazioni Corea-Giappone.
I commenti sono arrivati dopo che il portavoce del ministero degli Affari esteri Kim In-chul ha detto che il governo potrebbe porre fine al patto GSOMIA “in qualsiasi momento”.
Il patto in questione si rinnova automaticamente ogni anno a meno che un paese non comunichi all’altro la sua decisione di terminare l’accordo con 90 giorni di anticipo. La scadenza è prevista per il 22 novembre.
Lo scorso anno il patto bilaterale è diventato uno strumento per un ciclo di ritorsioni tra i due alleati degli americani. La controversia era stata provocata dalla sentenza della Corte suprema coreana contro le imprese giapponesi legate al lavoro forzato in tempo di guerra e si è estesa al commercio e alla sicurezza. (notifica per il sequestro dei beni della Nippon Steel Corp., comprese circa 81mila azioni che aveva acquisito attraverso la sua joint venture con la società coreana Posco.)
Secondo il governo giapponese, la Corea del Sud sta tentando di sabotare un patto economico del 1965, che non solo ha risolto la questione del lavoro nel periodo bellico, ma costituisce anche la pietra miliare nelle relazioni del dopoguerra (55 anni) tra i due paesi.
Lo scorso anno, il governo sudcoreano, sei ore prima della scadenza dell’accordo, aveva deciso di continuare il patto di condivisione dell’intelligence militare, in vigore dal 2016, con il Giappone. L’annuncio aveva fatto seguito una forte mediazione da parte degli Stati Uniti per salvare il patto, un importante simbolo della cooperazione a tre vie per la sicurezza dei paesi di fronte alla minaccia nucleare della Corea del Nord e alla crescita dell’influenza della Cina.
Quest’anno, la situazione, secondo fonti stampa, non lascerebbe speranze poiché le tensioni di ritorsione sono in aumento.
L’accordo consente scambi di informazioni rapidi ed efficaci tra i tre paesi, cruciali in tempo di guerra e l’attrito tra i due alleati degli Stati Uniti gioverebbe solo alla Corea del Nord e alla Cina.
Ci sono voluti anni agli Stati Uniti per convincere la Corea del Sud e il Giappone a firmare il GSOMIA, progettato per facilitare la condivisione diretta di informazioni tra gli alleati asiatici degli Stati Uniti. L’accordo, che integrava un accordo a tre del 2014 che consentiva a Seoul e Tokyo di trasmettere informazioni sulle armi nucleari e sui missili della Corea del Nord tramite Washington, è stato visto come un importante simbolo di cooperazione nell’affrontare la crescente minaccia nordcoreana e nel bilanciare la crescente influenza della Cina. L’accordo “GSOMIA” ha reso più facile l’accesso alla Corea del Sud per quanto riguarda le informazioni raccolte dai satelliti dell’intelligence giapponese, dai radar, dagli aerei di pattuglia e da altri sistemi ad alta tecnologia, fondamentali per analizzare i test missilistici e i dati relativi ai sottomarini nordcoreani.
Secondo Leif-Eric Easley, professore associato di studi internazionali presso la Ewha Womans University, la cessazione del GSOMIA non favorirebbe la Corea del Sud. “La minaccia di cancellare GSOMIA non fornisce alcuna leva negoziale con il Giappone, ma danneggia la credibilità di Seoul perché riflette una fondamentale lettura errata dell’ambiente strategico. La mossa ridurrebbe inutilmente le capacità della Corea del Sud, danneggerebbe seriamente la sua posizione a Washington e incoraggerebbe Pyongyang, Pechino e Mosca ad applicare una maggiore coercizione contro Seoul “. “Quindi uscire dal patto di condivisione dell’intelligence non comporterebbe altro che gratificazione emotiva nella politica interna, ma anche questo sarebbe di breve durata perché il sogno di sganciarsi dal Giappone non è realistico”.
In passato nell’ambito degli accordi tra i paesi, la Corea del Sud passava le informazioni rilevanti agli Stati Uniti, con cui Seoul ha già un patto giuridicamente vincolante per condividere e salvaguardare l’intelligence. Gli Stati Uniti hanno lo stesso accordo con il Giappone e quindi le informazioni in condivisione sarebbero arrivate da Seoul a Tokyo tramite gli Stati Uniti e viceversa. Il raggiungimento dell’accordo, accantonato da quattro anni a causa dell’opposizione in Corea del Sud, era stato dettato principalmente dalla necessità di una maggiore sicurezza regionale, non più procrastinabile, e alimentata dalla sempre più determinata corsa di Pyongyang al nucleare.
Con la crescente sfiducia reciproca tra i due paesi ci sono poche prospettive di porre fine all’impasse tanto presto. Una faida di questo tipo potrebbe erodere ulteriormente la fiducia reciproca, mettendo a repentaglio la futura cooperazione economica e la sicurezza nazionale di cui è parte il “GSOMIA”.