Serbia. Alle elezioni vince il partito SNS del presidente Vucic

di Alberto Galvi

La scorsa domenica l’SNS (Serbian Progressive Party) guidato dal presidente Aleksandar Vucic, ha vinto le elezioni generali con oltre il 60 per cento dei voti.
Il SPS (Socialist Party of Serbia) è un partner della coalizione del governo uscente ed è arrivato secondo con poco più del 10 per cento dei voti.
Il terzo posto è andato al partito d’opposizione SPAS (Serbian Patriotic Alliance) guidata da un ex giocatore di pallanuoto, Aleksandar Sapic, che ha ottenuto circa il 4 per cento dei voti. L’opposizione include anche il SRS (Serbian Radical Party), fondato nel 1991 da Vojislav Seselj, un criminale di guerra condannato.
Tra i partiti presenti in questa tornata elettorale figurano il PUPS (Party of United Pensioners of Serbia), il SDPS (Social Democratic Party of Serbia) e il SPO (Serbian Renewal Movement).
I partner della coalizione a livello nazionale guidata dal SNS sono il SPS e il JS (United Serbia) mentre l’SVM (Alliance of Vojvodina Hungarians) e il SPP (Justice and Reconciliation Party) sono i partner della coalizione al potere e hanno partecipato alle elezioni a livello comunale e provinciale.
Nell’Assemblea nazionale, i suoi membri sono eletti direttamente in collegi uninominali su base proporzionale per un mandato di 4 anni. Il SNS occuperà circa 190 seggi sui 250 in totale.
La Serbia è diventata la scorsa domenica la prima nazione europea a tenere elezioni generali durante la pandemia di Covid-19.
Le elezioni, inizialmente previste per il 26 aprile scorso, furono rinviate quando il Paese dichiarò lo stato di emergenza il 15 marzo scorso a causa dell’epidemia da Covid-19. Domenica scorsa le autorità sanitarie hanno fornito nei seggi elettorali mascherine, guanti e igienizzanti.
L’affluenza alle urne stata di 6,6milioni di elettori ammessi a votare per i 250 seggi nell’Assemblea nazionale e per gli organi di governo locali ed è stata inferiore rispetto alle precedenti elezioni.
Affinché le elezioni in Serbia siano valide nessuna legge stabilisce quanti elettori sono necessari per convalidarle.
Al contrario se le elezioni non fossero state valide con un’affluenza di meno della metà degli elettori registrati, significherebbe che il nuovo governo non avrebbe più alcuna legittimità.
Secondo gli oppositori al governo le libertà democratiche sono state intaccate da quando l’SNS di Aleksandar Vucic è salito al potere nel 2012.
In questa tornata elettorale hanno partecipato 21 tra partiti e coalizioni, ma lo sbarramento del 3 percento richiesti per ottenere i seggi nell’Assemblea nazionale ridurrà notevolmente il numero dei partiti presenti nell’organo legislativo.
I principali partiti di opposizione hanno boicottato il voto, sostenendo la mancanza di condizioni libere ed eque e accusando Vucic di dominare la campagna elettorale attraverso il controllo sui social media.
Nonostante ciò alcuni dei partiti più piccoli hanno deciso di partecipare alla tornata elettorale, dicendo che il boicottaggio avrebbe aiutato solo l’attuale governo.
Il presidente serbo cerca per il suo Paese l’adesione all’Unione europea, dove è considerato in grado di risolvere la disputa territoriale decennale della Serbia con l’ex provincia del Kosovo.
La questione è altamente esplosiva per i nazionalisti serbi, ma pesa soprattutto per la minoranza serba che vive ancora in Kosovo.
La Serbia oltre agli stretti legami con l’Unione europea ha forti legami anche con la Cina e la Russia. Vucic visiterà prossimamente Mosca e incontrerà i rappresentanti del Kosovo a Washington.