Serbia. La politica dei vaccini del presidente Vucic tra Cina, Russia ed Unione Europea

di Alberto Galvi

La Serbia del presidente Aleksandar Vucic ha procurato abbastanza vaccini di Pfizer / BioNTech, AstraZeneca, Sputnik V e Sinopharm per somministrali alla popolazione di 7 milioni di abitanti, ma l’offerta sta superando la domanda a causa dell’esitazione dei cittadini sull’inoculazione del farmaco. Da gennaio la Serbia ha anche incominciato a donare vaccini a Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Macedonia del Nord.
Il primo lotto di Sinopharm è arrivato in Serbia il 16 gennaio scorso, cosa che insieme ad alcune spedizioni del vaccino Sputnik V russo ha permesso alla Serbia di dare il via alla sua campagna di vaccinazione. Le dosi del vaccino cinese sono arrivate in Serbia più velocemente che in molti paesi africani e latinoamericani a cui Pechino aveva promesso forniture anticipate.
Nelle ultime settimane migliaia di stranieri abitanti nella regione balcanica hanno attraversato i confini per ricevere dosi gratuite in Serbia. In tre giorni sono stati vaccinati più di 22mila stranieri provenienti dalla Macedonia del Nord, dall’Albania, dal Montenegro, dalla Bosnia-Erzegovina, dal Kosovo e persino dalla Croazia. A causa di questo le autorità serbe hanno bloccato i valichi di frontiera per ore durante il fine settimana, dopo che abitanti stranieri erano stati invitati a ricevere gratuitamente le dosi serbe. Tra loro c’erano anche tedeschi, olandesi, austriaci e slovacchi.
La polizia serba ha vegliato a lungo i confini mentre lunghe file di persone provenienti dai paesi limitrofi a volte accompagnate da intere famiglie, si sono formate davanti al principale centro di vaccinazione di Belgrado, la capitale serba. A differenza della Serbia, che si vanta di avere un ampio rifornimento di vaccini, molti paesi balcanici hanno una grave carenza di dosi e grazie alla disponibilità serba hanno appena iniziato le vaccinazioni di massa.
A metà marzo il governo aveva annunciato che circa 2 milioni di serbi su una popolazione di 7 milioni avevano ricevuto almeno una dose di un vaccino anti Covid-19.
I Balcani occidentali sono stati in gran parte abbandonati dall’Unione Europea, la quale a sua volta si stava affrettando a trovare una soluzione all’enorme carenza di consegne di vaccini AstraZeneca. Per questa ragione finora non è riuscita a mantenere le sue promesse di aiutarla con l’approvvigionamento di vaccini.
Anni di lotta per l’influenza strategica in Serbia tra Cina, Russia ed Unione Europea si sono tradotti in accordi sui vaccini da parte dei produttori. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha utilizzato l’abbondanza di vaccini come uno strumento di politica estera oltre che come trionfo personale. Gli accordi raggiunti gli hanno permesso di raggiungere il secondo più alto tasso di vaccinazioni in Europa dopo il Regno Unito.
L’opposizione serba si è inizialmente schierata contro la campagna di vaccinazione per gli stranieri perché si inserisce nei tentativi dall’estero di provocare conflitti all’interno dell’Unione Europea.
Sebbene la Serbia stia formalmente cercando l’adesione all’Unione Europea, Vucic ha spinto il paese sempre più vicino alla Cina e alla Russia. La Serbia è stato il primo paese europeo ad approvare e iniziare a utilizzare entrambi i vaccini Sinopharm e Sputnik V.
Le autorità di regolamentazione dei farmaci dell’Ue non hanno ancora autorizzato l’uso di tali vaccini. L’EMA (European Medicines Agency) è la responsabile della valutazione scientifica per l’uso di farmaci innovativi all’interno dei paesi Ue e lavora a stretto contatto con le autorità nazionali competenti degli Stati membri dell’Unione Europea.
Per alleviare la carenza di vaccini la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno discusso con il presidente russo Vladimir Putin della possibilità di registrare lo Sputnik V nell’Ue e di avviarne la produzione congiunta nei paesi del blocco.