Siria. A Ginevra si è mosso qualcosa: disponibilità di Damasco a discutere la transizione politica

di Enrico Oliari

La riunione di Ginevra sulla Siria, la prima che ha visto un confronto allo stesso tavolo tra i rappresentanti del governo di Damasco e le opposizioni, si è conclusa con piccoli passi avanti, per quanto ancora si è lontani da una soluzione definitiva della crisi.
Durati otto giorni e mediati ancora una volta dall’inviato dell’Onu Staffan de Mistura, i colloqui hanno ripreso i 12 principi proposti nelle fallite riunioni precedenti, accettati dal capodelegazione delle opposizioni Nasr al-Hariri e, seppure con qualche riserva, dal referente governativo Bashar al-Jaafari.
Ad aprire una crepa nel muro contro muro è stato de Mistura, il quale ha comunicato alle opposizioni la disponibilità del governo siriano a discutere i termini di una transizione politica: si tratta di uno degli scogli principali fino ad oggi non superati in quanto le opposizioni pretendevano l’estromissione da ogni ruolo di Bashar al-Assad, mentre il governo insisteva nella legittimità costituzionale della sua presidenza.
Alla base dell’ammorbidimento delle posizioni vi è certamente la Russia, che ha fatto pressioni sull’alleato siriano, per cui al-Hariri ha riferito che “Abbiamo appreso da de Mistura che a causa delle pressioni arrivate da Mosca c’è la disponibilità ad affrontare le questioni contenute nella risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu numero 2.254 e, soprattutto, la gestione della transizione politica”.
Tra i 12 punti vi sono anche il mantenimento dell’integrità territoriale (forse si arriverà ad una federazione) e delle istituzioni, esercito compreso, e gli aiuti ai profughi.
Il rappresentante permanente della Russia presso la sede di Ginevra delle Nazioni Unite Alexej Borodavkin ha espresso un auspicio perché ai prossimi negoziati di Ginevra, previsti probabilmente per il 20 marzo, vi partecipino i rappresentanti del gruppo delle opposizioni dei colloqui di Astana, trattative messe in piedi da Turchia, Russia e Iran, ed i curdi dell’Ypg, per intenderci quelli di Kobane ancora una volta esclusi dal tavolo di Ginevra su richiesta della Turchia e dell’Arabia Saudita: Questi due paesi hanno invece hanno preteso la presenza di gruppi dichiaratamente salafiti quali Ansar al-Sham e Yaish al-Islam, che ad Aleppo combattevano a fuanco dei loro alleati qaedisti di Jabat Fatah al-Sham.
Borodavkin ha inoltre osservato che “Le piattaforme combinate di Riyadh, del Cairo o di Mosca non rappresentano l’intero spettro dell’opposizione siriana” e che la fusione dovrebbe avvenire sulla base della convergenza di tutte le piattaforme di opposizione.
Con una nota il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, ha sottolineato “l’importanza di un sostegno internazionale – il più possibile ampio e coeso – al processo politico siriano”, ribadendo la necessità di garantire “un pieno rispetto della roadmap tracciata dalla Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”.
Il ministro degli Esteri ha inoltre espresso apprezzamento per il grande impegno profuso dall’Inviato Onu Staffan de Mistura e diretto a favorire il dialogo tra le parti siriane.
“È motivo di soddisfazione – ha affermato Alfano – anche l’approccio costruttivo mostrato dall’opposizione siriana (HNC) in questo primo scorcio di negoziati, perché lascia intravedere la volontà di raggiungere, prima possibile, l’obiettivo di pace che tutti ci prefissiamo”.
Buone notizie (per quanto possibile) sono invece arrivate da Palmira, ripresa da pochi giorni dall’esercito siriano sostenuto dai raid russi: in merito alle distruzioni degli importanti resti della città romana, il direttore generale delle antichità siriane Maamoun Abdulkarim ha riferito a Sputnik che “Ci aspettavamo di peggio. Questa è una buona cosa, ci permette di sperare di essere in grado di finire il lavoro che abbiamo iniziato dopo che Palmira è stata liberata la prima volta”. “Questi risultati – ha continuato – mostrano chiaramente che le forze che hanno partecipato alla liberazione di Palmira sono state estremamente attente e rispettose dei principi universali della tutela dei monumenti del patrimonio mondiale”.
Tra due giorni inizieranno le operazioni di valutazione precisa dei danni causati dai jihadisti dell’Isis ad opera di un team di 400 esperti in costante contatto con i partner internazionali, tra cui la Russia, il Giappone e paesi dell’Europa occidentale.