Siria. Accordo russo-turco: cambiano i rapporti di forza, ma è Putin il vincitore

di Francesco Cirillo

Le 6 ore di colloquio tra il presidente russo Vladimir Putin e il omologo turco Recep Tayyp Erdogan hanno rivoluzionato nuovamente lo scacchiere siriano. Con l’accordo concluso ieri sera la Turchia ha dichiarato la propria disponibilità a sospendere le operazioni militari nel nord-est della Siria in cambio del ritiro delle forze curdo-siriane dalle zone che entreranno nella fascia di sicurezza turca di 120 km di lunghezza per 32 di profondità nel territorio siriano.
Nel memorandum d’intesa i due paesi garantiscono di tutelare la sovranità e l’integrità territoriale siriana e combattere ogni forma di terrorismo anche sotto forma di istanze separatiste; si riconosce l’operazione militare turca e la messa sotto controllo turco della fascia di sicurezza, viene disposto il disarmo delle forze curde e il loro ritiro dalle città di Manbij e Tal Rifat, nonché un pattugliamento congiunto russo-turco nelle zone ad ovest ed est della fascia di sicurezza turca, escludendo la città di Qamishli.
L’accordo siglato a Sochi, che è stato accettato anche da Damasco su richiesta russa, legittima l’operazione militare di Ankara ma riafferma, come scritto, l’Accordo di Adana del 1998, firmato da Turchia e Siria.
Oltretutto le truppe siriane supporteranno le operazioni militari russe nelle zone che fino a qualche settimana erano pattugliate dalla forze statunitensi.
Viene avviata così una nuova tregua di 150 ore nel nord della Siria per completare l’evacuazione delle milizie curde Ypg, ala armata del Partito Democratico (Pyd), e dai comandi curdi è stato sapere che “dopo il tradimento degli Usa, l’offensiva curda e la necessità di rivolgersi a Bashar al-Assad, ormai ci fidiamo solo dei russi”, gli unici in grado di garantire la “Pax siriana”.
Dopo il via libera di Donald Trump ad Erdogan “per non essere immischiato in guerre tribali, Mosca prende insomma il posto di Washington, cosa che ha procurato al presidente Usa non pochi malumori al Pentagono e fra i Repubblicani.
Il nuovo quadro vedrebbe sconfitti i curdi, le cui milizie non potranno essere presenti nella zona di sicurezza, come pure le loro istanze federaliste; Erdogan ha vinto solo parzialmente, perché se da un lato è riuscito a scongiurare i contatti fra l’Ypg e i curdi del Pkk, di fatto non ha ottenuto il totale controllo della fascia, dal momento che a pattugliare ed a garantire la sicurezza saranno i russi ed i regolari siriani. Vero vincitore a questo punto è Vladimir Puntin, che ha dettato le sue “linee rosse” ribadendo che “La Siria deve essere liberata dalla presenza di militari stranieri. E l’integrità del Paese deve essere preservata”. La Russia, aleata di Damasco, ha cosí definitivamente arginato il tentativo della Nato di mettere piede nel paese, evidente fin dall’inizio del conflitto, anche perchè il paese mediorientale è da sempre zona di influeza militare russa, si pensi alla base di Tartus, di epoca sovietica, e a quella aerea di Hmeimim a Latakia.
Il resto è fuffa, a cominciare dai proclami di Erdogan di “lotta al terrorismo”, cioè contro quei curdi che hanno fatto da diga all’espansione dell’Isis riconquistandone palmo a palmo il territorio, si pensi alla storica battaglia di Kobane avvenuta nello stesso momento in cui decine di migliaia di foreign fighters transitavano per gli aeroporti turchi, i miliziani dello Stato islamico feriti venivano curati negli ospedali turchi e la Turchia acquistava il petrolio contrabbandato dai jihadisti.