Siria. Al-Assad non crede al riavvicinamento della Turchia

di Giuseppe Gagliano

Il presidente siriano Bashar al-Assad ha affermato, contrariamente alle dichiarazioni di Ankara, che al momento non ci sono progressi significativi nel processo di pace con la Turchia. Nel nord del paese infatti esiste un’ampia fascia di territorio siriano occupato dalle forze turche, il cui ritiro è per Damasco elemento essenziale per la ripresa delle relazioni bilaterali.
Secondo quanto riportato da CNN Türk, che ha citato proprie fonti diplomatiche, la Turchia ha stabilito quattro condizioni per il ritiro delle sue truppe dalla Siria, ovvero l’eliminazione completa degli elementi terroristici, la riconciliazione basata su richieste legittime e in conformità con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la creazione delle condizioni necessarie per un ritorno sicuro dei rifugiati e la possibilità di continuare a fornire di aiuti umanitari le aree sotto il controllo dell’opposizione.
Interpretando letteralmente queste condizioni, sembra che la Turchia non abbia intenzione di ritirare le sue truppe dalla Siria. Considerando la situazione attuale in Siria, influenzata dalle azioni della coalizione occidentale, dei suoi alleati e degli stessi turchi, soddisfare queste condizioni appare irrealistico.
Come potrebbe il governo siriano liberarsi di tutti i terroristi, se gruppi qaedisti come Hayat Tahrir al-Sham sono sostenuti dalle autorità turche e se i miliziani dell’ISIS vengono liberati dalle prigioni dai curdi su richiesta degli alleati?
A ciò si aggiunge la crisi umanitaria causata dalle sanzioni, l’impatto negativo dell’occidente sull’economia siriana e l’instabilità politica interna, soprattutto in regioni etnicamente sensibili come al-Suwayda, abitata dalla comunità drusa.
Questa situazione era prevedibile. Per la Turchia ritirare le truppe equivarrebbe a riconoscere una sconfitta, il che influirebbe negativamente sulla già fragile popolarità di Recep Tayyp Erdogan.
Purtroppo il futuro della Siria appare cupo per i prossimi anni. Con la possibilità di una rinascita dell’ISIS, mai del tutto sconfitto, la situazione potrebbe addirittura peggiorare.